30 Set 2022 17:13 - Cronaca
In arrivo anche nei consultori ravennati la pillola abortiva RU486
L'Emilia Romagna ha dato il via alla pillola abortiva RU486 anche nei consultori
di Redazione
Il trattamento farmacologico per l’Ivg potrà essere effettuato, oltre che nei presidi ospedalieri come già avviene, anche nei consultori familiari, in caso di donne maggiorenni e fino al 49° giorno di età gestazionale. Già 6 quelli organizzati, attrezzati e con il personale adeguatamente formato per garantire questo servizio. Nel 2021 il numero più basso di aborti in regione, 5.671, diminuiti del 52% dal 2004.
Nel 2021 si è segnato il numero più basso di interruzioni volontarie di gravidanza registrato annualmente in Emilia-Romagna dall’inizio della rilevazione, nel 1980: per la prima volta scendono sotto 6.000, esattamente a 5.671, con un calo del 6% rispetto al 2020 e del 52% rispetto al 2004 (in cui avevano sfiorato quota 12mila). Contemporaneamente, si registra un sempre maggiore ricorso alla pillola RU486 rispetto all’intervento chirurgico: lo scorso anno 3.505 interruzioni volontarie di gravidanza, ovvero il 62%, sono state effettuate con questo trattamento.
“Una possibilità in più offerta alle donne – afferma l’assessore Donini – senza arretrare su sicurezza e assistenza”
In questo anno le Aziende sanitarie hanno lavorato per individuare le strutture, riorganizzare e attrezzare dove necessario gli spazi, formare adeguatamente il personale, costituito da equipe multiprofessionali, e costruendo protocolli e accordi con gli ospedali di riferimento, in modo da accogliere e seguire le pazienti nei diversi momenti dell’Ivg farmacologica.
Non tutti i consultori, infatti, possono essere utilizzati per la somministrazione della pillola RU486: per garantire alle donne la massima sicurezza nell’assistenza, la Regione ha definito un protocollo sperimentale che sarà utilizzato unicamente dalle strutture che presentano determinate caratteristiche e autocertificate dalle Aziende sanitarie; tra i requisiti che rendono una struttura idonea c’è ad esempio la distanza ravvicinata (entro 30 minuti) da un presidio ospedaliero di riferimento, la presenza di un’equipe adeguatamente formata, la garanzia di un numero adeguato di personale ostetrico e ginecologico non obiettore, la presenza di attrezzature adeguate e rifornimenti farmacologici per gestire l’emergenza e il trattamento di effetti collaterali.