Il sindaco de Pascale d’accordo con Lepore per un nuovo nome del PD legato al lavoro

Il sindaco di Ravenna Michele de Pascale sulla proposta del sindaco di Bologna Matteo Lepore di cambiare il nome al PD

Il Sindaco di Bologna Matteo Lepore, all’interno di un contributo molto interessante, ha proposto di cambiare nome al PD inserendovi un chiaro riferimento al Lavoro. Io sono molto d’accordo con lui, i tempi che stiamo attraversando credo abbiano davvero bisogno di una forza politica rinnovata che si identifichi fortemente con i valori della Democrazia e del Lavoro e che abbia come priorità la difesa del lavoro che c’è, la creazione di quello che manca e la pretesa che sia quello vecchio che quello nuovo siano equamente retribuiti, stabili, sani e sicuri.
Essere la forza politica del lavoro nel nuovo millennio è purtroppo più complesso rispetto ai secoli che abbiamo alle spalle, il mondo del lavoro è diventato più articolato e meno omogeneo ma ci sono alcuni punti fermi che possono trasformare una nuova “etichetta” in una nuova “identità”.

In primis va detto con chiarezza che in questo paese servono urgentemente molte più risorse per il lavoro, per aumentare i salari, ridurre la tassazione, investire maggiormente sulla salute dei lavoratori e sulla sicurezza, ridurre la precarietà e potenziare ammortizzatori sociali e tutele previdenziali.

 

Con altrettanta chiarezza dobbiamo dire che la nostra azione è rivolta a creare nuovo lavoro, semplificando, qualificando e velocizzando la pubblica amministrazione, migliorando le infrastrutture, la logistica e l’approvvigionamento energetico, con particolare attenzione alle zone del paese più deboli.

 

La forza politica di cui avremmo bisogno dovrebbe avere anche il coraggio di guardare alle due transizioni ineludibili, quella ecologica e quella digitale, con gli occhi concreti e giusti dei lavoratori e delle lavoratrici di oggi e di domani e non con quelli, radicati anche a sinistra, del “tutto, subito e a qualunque costo sociale”. La forza politica della transizione giusta che non scarica i suoi costi sulla parte più debole della popolazione, che distribuisce equamente i suoi benefici e ne rende le tempistiche concretamente compatibili con la difesa e la creazione di lavoro buono.

Le risorse per questi obbiettivi sono alla nostra portata sia con una fiscalità più giusta e più equa e una lotta serrata alle crescenti sacche di sfruttamento, sia con politiche industriali strutturali sugli altri fattori della produzione che aumentino radicalmente la produttività della nostra economia, che nonostante tutto, continua ad essere fra le più innovative del mondo.

 

Una forza politica che riconosca il lavoro come principale strumento di progresso economico, sociale e culturale con un nuovo patto fra lavoro dipendente pubblico e privato, autonomo e cooperativo e il tessuto imprenditoriale sano del nostro paese per una crescita giusta e sostenibile”.

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