28 Nov 2022 11:39 - Musica
Il “Rossini Open” di Lugo si chiude con la pianista Costanza Principe e la Filarmonica Toscanini
più di un terzo delle quali a tempo indeterminato
di Redazione
Il pubblico potrà dunque fare conoscenza con una delle pianiste italiane più in vista del momento, che con Beatrice Rana (ascoltata a Rossini Open pochi giorni fa) condivide l’età (29 anni) e l’ultimo maestro (Benedetto Lupo all’Accademia di Santa Cecilia). Anche Costanza Principe è stata una pianista prodigio, avendo tenuto il suo primo concerto a sette anni e il diploma con menzione d’onore a Milano a diciassette (allieva di Vincenzo Balzani). Ha poi proseguito gli studi con un grande didatta inglese (Christopher Elton), si è distinta in numerosi concorsi internazionali (fra cui il Lilian Prize di Londra) e da pochi mesi ha dato alle stampe il suo primo CD interamente dedicato a musiche di Robert Schumann per l’etichetta olandese Piano Classics. Un percorso artistico virtuoso che l’ha portata ad esibirsi con grande successo in importanti sale di concerto e a conquistarsi in breve tempo la stima della critica internazionale, che ha sottolineato la sua tecnica forbita, la sua particolare sensibilità nella cura del suono e la sua profonda musicalità. Tutte qualità indispensabili per affrontare una delle pagine mozartiane più amate, il famoso Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 in do maggiore KV 467, composto nel 1795 nel felice periodo viennese del compositore, giovane sposo di Constance Weber. Un concerto contenente un Andante di celestiale bellezza, probabilmente un delle pagine più note del salisburghese. “Sintesi magistrale di preclassica grandiosità e di intima «sensiblerie» settecentesca, questo concerto anticipa per magnificenza orchestrale, struttura sinfonica, ricchezza inventiva, la stagione radiosa dell’ultimo e metafisico Mozart” (Fiamma Nicolodi).
Chi ha una certa età non potrà non ricordare che questa musica era la colonna sonora di un film svedese del 1967 di enorme successo, Elvira Madigan, che raccontava il tragico amore di una giovane acrobata danese (Elvir Madigan) per un ufficiale della cavalleria sposato e con due figli, finito tragicamente con un omicidio-suicidio. Da allora il Concerto in do maggiore di Mozart è diventato l’«Elvira Madigan Concerto» ed è stato anche un caso discografico mondiale.
Sul podio ci sarà il direttore savonese Roberto Perata, di formazione pianistica (è maestro collaboratore al Teatro alla Scala dal 1994), molto attivo come direttore di gruppi da camera e vocali fra cui l’Ensemble Entr’acte (prime parti dell’orchestra della Scala), I Madrigalisti Ambrosiani e la Camerata Antiqua Seoul, docente al Conservatorio G. Verdi di Milano, nonché apprezzato scrittore-divulgatore: recente il suo il suo libro L’Ouverture Italiana fra Mozart e Rossini (Manzoni editore). La sua limpida bacchetta saprà illuminare la Sinfonia del Barbiere di Siviglia e la Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore op. 60 di Beethoven: probabilmente la sinfonia più elegante e classica delle nove sinfonie, composta nel 1806, «una snella fanciulla greca fra due giganti nordici», come l’aveva descritta Robert Schumann in relazione alle due consorelle a lei più vicine nel tempo.
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