Il primo Natale dopo l’alluvione con lo sguardo di Cristiano Cavina in “Nadel de 23” e ne “La letterina”

Uno sguardo sulle vite che ricominciano, e si risollevano dopo la distruzione che ha colpito la Romagna

La regione Emilia Romagna in collaborazione con lo scrittore Cristiano Cavina racconta il primo Natale dopo l’alluvione in un cortometraggio “Nadel de 23” e nel racconto “La letterina”. Uno sguardo sulle vite che ricominciano, e si risollevano dopo la distruzione che ha colpito la Romagna.

“Nadel de 23”

Una Romagna che non si è fermata, che non si è arresa e ha deciso di ripartire. Cavina racconta il suo punto di vista dell’alluvione, con video di famiglia e un’intervista su ciò che è stato e su ciò che è rimasto dopo la catastrofe. Dalla casa piena d’acqua alle galline profughe della mamma. «ho scritto meglio con il badile che con la penna» spiega Cavina nell’intervista di “Nadel de 23”. «ho iniziato a scrivere dopo che sono entrato a casa delle persone. Una testimonianza civile. volevo che sapessero, per rendere l’idea dell’impatto delle cose. La testimonianza epica, non giornalistica, della gioia indescrivibile nello sturare un tombino, come se avessi vinto un mondiale. Non vuoi sapere in realtà come frana un monte, ma come franano le persone»

“La letterina”

“La letterina” di Cavina presta la voce a un bambino che ha affrontato l’alluvione, un bambino, armato di penna e fogli della stampante del sottoscala, l’unica che si è salvata, si appresta a imbucare una letterina a Babbo Natale.

Babbo Natale, parliamoci da uomo a uomo, come fossimo al bar a mangiare un ghiacciolo insieme: noi qua abbiamo perso un sacco di roba, nuova e vecchia, che alla roba vecchia ci guardavamo anche poco, ma adesso che non c’è più ci manca da morire. Speriamo siano tutti insieme a Pinarella a fare i patacca in riviera.

“La letterina” Cristiano Cavina

La maturità di un bambino che sa bene di aver perso tanto eppure non chiede nulla, perché ha imparato che c’è chi sta molto peggio, ha imparato che l’importanza delle cose non risiede negli oggetti, per quanto si possa provare la loro nostalgia, ha scoperto che è una grande gioia tornare nella propria casa per quanto malmessa, è avere accanto le persone a cui vuoi bene, è avere la possibilità di ripartire:

Le cose che servono le abbiamo tutte lo stesso e ci sono i bambini del condominio in fondo alla strada che ancora non sono tornati a casa perché là le fondamenta sono andate e hanno perso anche le mutande e le biciclette. La mia si è salvata: l’abbiamo legata alla ringhiera del terrazzo, sennò anche lei a quest’ora era a fare baldoria in riviera con i miei Lego e lo scimmiotto. È ancora infangata e cigola come un treno merci, ma quel fango non va più via neanche se lo lavi, è un coso strano che non ci guarisci mai del tutto, va te a sapere. Ma piuttosto che niente è meglio piuttosto, come dice mia nonna, che di ‘ste cose per me ne sa a pacchi. Porta i regali agli altri, io mi arrangio senza problemi, che tanto sono grande.

“La letterina” Cristiano Cavina

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