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I King’s Singers con un concerto da Schubert ai Beatles, a Ravenna

Si dice che Christine McVie abbia scritto “Songbird” attorno a mezzanotte, in appena mezz’ora; non potendo registrarla immediatamente, rimase sveglia fino al mattino seguente per essere certa di non dimenticarne accordi e melodia – perché la canzone non spiccasse il volo e scomparisse, insomma. La canzone dei Fleetwood Mac apre il concerto di domani, domenica 25 giugno, alle 21 al Teatro Alighieri, il cui programma i King’s Singers dedicano alla fugace bellezza del volo e delle sonorità degli uccelli.

La nascita del gruppo

Radicato nella prestigiosa tradizione inglese di canto a cappella, il coro maschile nato a Cambridge nel 1968 da cantori formatisi al King’s College propone Songbirds, un itinerario attraverso il repertorio che, dalla polifonia del Cinquecento fino alla popular music, dalle chansons a Schubert fino ai Beatles, si ispira al canto degli uccelli. Nessuno strumento arricchisce la loro tavolozza timbrica, dinamica e armonica; le sonorità e i ritmi di due secoli di musica sono affidate alle sole voci di questi magnifici sei: i controtenori Patrick Dunachie ed Edward Button, il tenore Julian Gregory, i baritoni Christopher Bruerton e Nick Ashby e il basso Jonathan Howard. Il concerto è possibile grazie al sostegno del Gruppo Sapir ed è in diretta streaming su ravennafestival.live

Con i King’s Singers, Ravenna Festival svela la prima anta del trittico della grande coralità inglese, che si completa a luglio con gli appuntamenti con i Tallis Scholars (16 luglio, Sant’Apollinare in Classe), che a Ravenna festeggiano 50 anni di attività con il concerto numero 2500, e il Tenebrae Choir (19 luglio, San Giovanni Evangelista).

Le musiche e i significati dello spettacolo

Se il cigno che muore cantando nel madrigale di Jacques Arcadelt scelto per il programma dei King’s Singers è una riflessione sulla sofferenza d’amore e sull’erotismo, la chanson parigina Le chant des oiseaux di Clément Janequin, altro classico della polifonia cinquecentesca, imita i canti degli uccelli in primavera. Si prendono invece gioco dei mariti, imitando il verso delle galline, le protagoniste di Il est bel et bon di Pierre Passereau, mentre Come, Blessed Bird di Edward Johnson è un lamento per la morte di un cantore. Il Lied Flucht di Schubert è un inno alla libertà che invita ad ammirare il volo degli uccelli e nella ballata di Ravel gli uccelli del paradiso ricordano alla protagonista l’amante partito per la guerra. Più lieve The Musicians of Bremen (1974), del compositore australiano Malcom Williamson, che dà voce all’asino, al cane, al gatto e al gallo della celebre fiaba dei Fratelli Grimm. In The Cuckoo and the Pear Tree, György Ligeti mescola parodie della scrittura musicale antica a suggestioni jazzistiche, mentre Blackbird, dal White Album dei Beatles, rende omaggio ai neri di Liverpool nel 1968, anno dell’assassinio di Martin Luther King. In chiusura i tributi ai Queen e a due cantanti britanniche contemporanee, Beth Orton e Laura Mvula.

Il debutto

Era il 1° maggio 1968 quando i King’s Singer debuttarono a Londra alla Queen Elizabeth Hall per un concerto diretto da Sir Neville Marriner. Questi li aveva notati un paio di anni prima grazie a un’incisione in cui si presentavano come la Schola Cantorum Pro Musica Profana in Cantabridgiense: un po’ troppo latino, forse, ma d’altronde gli originali sei membri del gruppo avevano in comune proprio la frequentazione di Cambridge e l’appartenenza al coro che accompagnava le liturgie quotidiane nella cappella del King’s College. Attraverso l’esperienza e la pratica accumulata negli anni universitari, avevano cominciato a esplorare diversi repertori, fino al disco che guadagnò loro l’attenzione di Marriner. Nel ’68 diventarono ufficialmente i King’s Singers e con questo nome hanno costruito una luminosa carriera, prima nel Regno Unito, poi in Europa…diventando presto un fenomeno globale.

Da oltre cinquant’anni, i King’s Singers sono fra i rappresentanti dell’eccellenza del canto a cappella. Noti per la loro imparagonabile tecnica, ma anche per la grande versatilità, combinano uno spirito pioneristico alla consapevolezza di quanto importanti siano le radici del gruppo. Se da un lato celebrano la grande tradizione inglese, dall’altra hanno commissionato più di duecento brani: per loro hanno scritto John Tavener, Judith Bingham, Eric Whitacre, Luciano Berio, Krzysztof Penderecki, Toru Takemitsu… La loro ricchissima discografia – oltre 150 album – vanta due Grammy, un Emmy e un posto nella Hall of Fame di Gramophone. Negli anni la formazione si è interamente rinnovata, ma ha sempre mantenuto la formula di due controtenori, un tenore, due baritoni e un basso.

Alle 11.30 di domenica 25, a Sant’Agata Maggiore, continua In templo Domini, il tradizionale percorso che unisce musica e preghiera nelle basiliche cittadine, con i King’s Singers e Andrea Berardi all’organo.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org

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