Guglielminetti e Gaudiello, in concerto con De Gregori: «Musica, amicizia e grande spettacolo»

Domenica 28 luglio alle 21, in piazza Garibaldi a Cervia, l’atteso concerto del cantautore romano, affiancato sul palco, fra gli altri, da due musicisti d’eccezione.

L’estate entra nel vivo con una nuova preziosità artistica: l’atteso concerto di Francesco De Gregori oggi, domenica 28 luglio alle 21, in piazza Garibaldi a Cervia. Si tratta dell’undicesima tappa del tour che abbraccia tutta l’Italia per ben tre mesi. Fra i protagonisti sul palco Guido Guglielminetti (basso e contrabbasso), nonché produttore artistico, il cui matrimonio artistico con il cantautore romano è iniziato nel 1986. Sicuramente il personaggio musicalmente parlando più vicino all’artista, pilastro portante sul palco, in una frase “sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai…”. E con lui Carlo Gaudiello al pianoforte.

Poi Primiano Di Biase (hammond), Paolo Giovenchi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino), Simone Talone (percussioni) e Francesca La Colla (cori). Aprirà il concerto Angela Baraldi, già ospite di alcuni tour del cantautore romano, la prima volta nel 1993. Le canzoni di De Gregori, tra i più importanti e influenti cantautori della musica italiana, sono note per la loro profondità poetica e per i testi ricchi di riferimenti letterari e storici. Sul palco di Cervia il cantautore romano proporrà i brani della sua storia musicale che hanno segnato la storia della musica italiana.

Guglielminetti, dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Utilizzando una metafora, possiamo dire che lei assolve sul palco e nel lavoro con l’autore questo ruolo?

«La vera funzione del produttore musicale è fare in modo che l’artista si esprima nel miglior modo possibile. In questo tour l’espressione è veramente alta, tanto che in ogni data c’è un repertorio diverso. Abbiamo preparato 60 pezzi e provato 40 e ogni sera a rotazione li facciamo girare. Francesco sceglie la scaletta per ogni serata. Non abbiamo modo di annoiarci, è sempre diverso anche per noi».

Ricordiamo che artisticamente lei vanta un ricco curriculum, con più di 40 album, oltre 50 anni di carriera musicale, oggi nel ruolo di bassista, ma la sua trasversalità è nota visto che è compositore, arrangiatore e produttore discografico. Da dove viene questa spinta?

«Il mio lavoro nasce grazie a una passione per la musica, per il suonare, poi nel corso degli anni ho sviluppato le capacità che ho messo in pratica. Occuparmi della registrazione degli album poi delle tournée, mi ha fatto maturare esperienza in un’era dove non c’erano tutorial ma solo la voglia di fare».

Oltre la voglia di fare, quale altro valore la guida?

«La curiosità e lo spirito di sacrificio sono la base per arrivare. Le fondamenta sono sempre animate dalla pazienza, valore che ci porta a raggiungere un obiettivo senza la presunzione di avere tutto e subito. Questa non è una garanzia di successo ma è sicuramente un’opportunità per raggiungere il traguardo».

Come sta andando il tour?

«Molto bene perché in questa nuova avventura De Gregori ha un ruolo da story telling, spiega i brani, i testi, crea un’armoniosa narrazione. Per un ermetico come lui, cosi considerato, è una novità che incanta. La cosa meravigliosa che anche io finalmente ho capito diverse cose di lui».

Come le piace descrivere il suo rapporto con De Gregori?

«Siamo insieme dall’85. Il nostro è un rapporto che si è evoluto nel tempo grazie all’amicizia nata dalla grande stima reciproca. Siamo due soggetti prudenti, ci abbiamo messo un po’, ci siamo ‘annusati’, ma poi abbiamo concretizzato tutto nel tempo».

Se il basso penetra, il piano fa vibrare e in questo tour di vibrazioni ne sono venute già venute fuori tante. Al piano, c’è Gaudiello…

«Carlo è apprezzato non solo per la sua competenza tecnica ma anche per la sua capacità di infondere emozione e personalità nelle sue esecuzioni. La sua formazione musicale e la sua esperienza di lavoro con diversi artisti, tra cui Malika Ayane, gli hanno permesso di sviluppare un suono unico e riconoscibile, rendendolo una figura rispettata nella scena musicale italiana».

Carlo Gaudiello, a livello personale, qual è stato un passaggio fondamentale nel suo percorso?

«Ho iniziato a Torino con studi classici poi a Firenze nel ’91 con Walter Savelli, un maestro di grande carisma musicale che ha saputo darmi le risposte di cui avevo bisogno. L’ho cercato, in un’era in cui non c’erano né social né web, mi ha aperto la visuale e mi ha aiutato a trovare da solo il mio percorso».

Una lezione importante che lei dà, soprattutto ai più giovani, è quella della devozione allo studio che richiede tempo e sacrificio. Non a caso è uno dei pochi artisti ‘no social’…

«Mi piace dedicare tempo a ciò che veramente mi interessa, cerco di fare sempre quello che mi anima. Verso queste nuove forme di comunicazione ho un totale disinteresse. Non è una rinuncia, è il riflesso di una scelta naturale. Sono a conoscenza delle problematiche dei giovani verso certi abusi, non ho figli ma ho amici che evidenziano soprattutto con gli adolescenti certe problematiche e i loro catastrofici effetti anche sulla salute».

Qual è il suo rapporto con De Gregori e con il tour?

«Con Francesco ci siamo avvicinati professionalmente nel 1996. Nel tempo, la sintonia raggiunta, ci ha consentito di diventare anche amici. Nel tour il mio posto è al piano, strumento che ha un ruolo principe, emerge ma non appare: farsi sentire e non vedere. L’obiettivo in ogni spettacolo è il sentire ‘uditivo’ e quello interiore per creare interazione con il pubblico che è molto importante. L’interazione stimola l’umore di chi suona. Altre volte abbiamo creato molta poca partecipazione. Per questo facciamo pezzi diversi ogni sera e da quando Francesco ne spiega i testi, questa partecipazione si è amplificata».

Guglielminetti, un’ultima battuta: ma senza la musica ci sarebbe tutto questo tra voi?

«La musica è un grande collante che crea relazioni, genera amicizia e traduce tutto questo in un grande spettacolo».

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