“Giardini segreti”: alla scoperta delle oasi naturali di Ravenna e dintorni

L'1 e il 7 aprile si è tenuta la manifestazione alla scoperta di tesori nascosti immersi nel verde, come Il Giardino delle Fate di Cristina Polacchini a Ravenna e l'Agrumeto di Casa Bandini ad Alfonsine.

L’1 e il 7 aprile si è tenuta a Ravenna l’ormai tradizionale manifestazione “Giardini segreti”, organizzata e promossa dall’associazione Giardini Segreti Ravenna. Come di consueto, i soci hanno aperto i propri spazi verdi per farli ammirare ai visitatori, organizzando in alcuni casi anche speciali visite guidate per sensibilizzare, educare e coinvolgere grandi e piccoli al mondo del verde. L’obiettivo dell’iniziativa, infatti, è quello di scoprire il territorio con una prospettiva diversa, avventurarsi al di fuori dei normali percorsi, godere di angoli e panorami sorprendenti, ammirare grandi esemplari arborei, immergersi nei colori e nei profumi della primavera scoprendo tante specie diverse di piante.

Il giardino delle Fate di Cristina Polacchini a Ravenna

L’edizione di quest’anno di “Giardini segreti” è stata intitolata “Risvegli di primavera”, proprio per porre l’accento sulla stagione di rinascita per eccellenza, quella in cui la natura torna a sbocciare, gli alberi prima spogli appaiono punteggiati di piccoli fiori, le giornate si fanno più lunghe e luminose. L’iniziativa, a ingresso gratuito, si è tenuta – nelle due domeniche – in 16 diverse oasi naturali sparse per tutta la provincia di Ravenna.

A partire da Il giardino delle Fate a Ravenna, in via Foscolo, in cui è stato possibile guardare, in tutto il suo splendore, la romantica fioritura della collezione di bulbose. La particolarità di questo ‘scrigno’ verde? Le Fate realizzate artigianalmente dalle sapienti mani della proprietaria, Cristina Polacchini. «Le mie Fate sono sempre diverse – racconta – anche solo per un particolare, perché voglio che ciascuna sia unica nelle movenze, nel colore delle ali e per il messaggio che lascia. L’amore per questa forma artistica che si concretizza lavorando filo di acciaio inossidabile o rame, è affiancato dall’amore per la scrittura. Ogni Fata infatti è accompagnata da una leggenda che la riguarda o da un messaggio in rima che la caratterizza».

L’Agrumeto di Casa Bandini ad Alfonsine

Due la tappe ad Alfonsine: il laboratorio di talee di Renza in via Guerrina e l’agrumeto di Casa Bandini. Quest’ultimo è un vero e proprio parco suddiviso in aree tematiche di agrumi coltivati a terra, in cui sono presenti anche diverse varietà di palme e agavi ventennali. Qui, la proprietaria ha accompagnato gli ospiti in una visita guidata molto esauriente, nel corso della quale sono state date spiegazioni dettagliate sulle origini e sulle coltivazioni degli agrumi.

A fine visita, i partecipanti hanno potuto gustare arancino e mandarinetto, due liquori fatti in casa, oltre a torte e marmellate casalinghe. «Abbiamo scoperto che gli agrumi originari sono solo tre: mandarino, cedro e pomelo. Gli altri sono tutti derivati», racconta con entusiasmo Marina, una delle visitatrici.

Le altre oasi naturali sparse per tutta la provincia

Il tour del verde è idealmente proseguito a La Fragola de Bosch a Gambettola, orto e giardino indoor in cui l’agriecologia disegna gli spazi, così come a Cà ad Matrèn a San Pancrazio dove c’è un parco giardino con alberi tra cui il pioppo bianco centenario, oltre a frutti dimenticati e bulbose. A Lugo, in viale Dante, è stato possibile ammirare la ricca collezione di oltre 300 camelie in fiori di Giuliani, mentre a Fusignano il giardino segreto di Orietta, dall’anima romantica che offre un’atmosfera accogliente e sensazioni che restano nella memoria.

A Bagnacavallo, è stato eccezionalmente aperto l’Oasi Podere Pantaleone che ha proposto visite libere e guidate in un ambiente ricco di fauna selvatica, mentre a Villanova di Bagnacavallo l’Ecomuseo delle Erbe Palustri, con la visita alla raccolta museale, all’Etnoparco delle capanne e alle mostre.

A Campiano, c’è chi ha fatto una bella passeggiata fra i 250 ciliegi in fiore di Mario Cagnani, mentre a Mezzano a L’Albero dei Briganti è stato possibile ammirare il vecchio gelso nero datato 1650 dalla Regione, con storia raccontata da Franco Fenati.

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