“Il mio primo impegno – ha affermato Ceccolini – è quello di ascoltare con attenzione e rispetto le voci, tutte le voci, dei panificatori e coglierne non solo le difficoltà, ma anche i suggerimenti che, sono certo, non mancheranno, nella consapevolezza che siamo prima di tutto colleghi e che il mio primo compito è dare voce nelle sedi istituzionali ai bisogni e alle richieste della panificazione italiana”.
Infatti, come prima iniziativa Ceccolini si è fatto promotore della manifestazione nazionale contro il caro bollette perché “non vi è dubbio – ha sottolineato Ceccolini – che la panificazione italiana stia vivendo la sua crisi peggiore dal dopoguerra a oggi. Le nostre aziende sono strette tra aumenti di costo senza precedenti e impossibilità di adeguare i prezzi di vendita: una morsa micidiale che rischia di farle scomparire. Sono già decine, forse centinaia, le aziende che hanno deciso o stanno decidendo di chiudere”.
“Non è una situazione facile da gestire per chi fa questo mestiere da tanti anni, forse una congiuntura così sfavorevole non c’è mai stata – conclude Ceccolini: per due anni abbiamo dovuto combattere con le restrizioni dell’emergenza epidemiologica e ora con la terribile guerra in Ucraina che ha fatto ulteriormente lievitare i prezzi delle materie prime e dell’energia”.
Particolarmente preoccupante è oggi l’attuale e purtroppo crescente scarsità di grano (sia tenero che duro), le cui importazioni coprono oltre il 60% del fabbisogno nazionale poiché l’Italia non è in grado di produrne più del 40%.Il blocco delle importazioni da Russia, Ucraina e Kazakistan, le recenti decisioni di alcuni Governi produttori di grano quali Ungheria e Lituania di bloccare tutte le esportazioni di cereali per garantire il fabbisogno nazionale, hanno drasticamente ridotto le quote disponibili sia di mais che di grano, causando non solo aumenti fortissimi dei prezzi di acquisto ma, ciò che è ancor più grave, il rischio di indisponibilità di farina per la panificazione. A ciò si aggiunga l’ingente accumulo di scorte di mais e frumento da parte della Cina, che coprono oramai oltre il 50% delle disponibilità mondiali. A tutto questo si somma un fattore importante: il consumo di pane negli ultimi decenni è sempre stato in calo e le abitudini delle persone sono cambiate. Questo ha inciso fortemente sul nostro comparto che ha dovuto ‘ricalibrarsi’ sul mercato andando alla ricerca di nuovi spazi.
C’è però anche un aspetto positivo anche se è presto per affermare che c’è un cambio di tendenza dei consumatori: secondo i dati forniti dal report ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) la spesa dei prodotti alimentari sta crescendo. Buone notizie arrivano anche per il comparto del pane che, insieme ai dolci da ricorrenza, segnano un recupero dei valori di spesa (+8%). In sostanza, lo scorso anno, i consumi domestici di pane (+8,5% in volume) mostrano una ripresa più che proporzionale della perdita 2020 dovuta agli allentamenti delle misure restrittive.
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