Artiste ravennati e internazionali protagoniste del documentario “Generatrici nel mosaico”

Nell’ambito dell’VIII Biennale del Mosaico contemporaneo, domenica 22 ottobre, alle 17, nella sala Martini del Mar l’associazione Asja lacis Aps presenterà il film documentario “Generatrici nel mosaico”

Nell’ambito dell’VIII Biennale del Mosaico contemporaneo, domenica 22 ottobre, alle 17, nella sala Martini del Mar l’associazione Asja lacis Aps presenterà il film documentario “Generatrici nel mosaico”, di Anita Guardigli e Carla Scala, con le riprese e il montaggio di Mauro Bosi, dedicato alle giovani mosaiciste ravennati e internazionali.

Sarà presente l’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia.

Ravenna e il mosaico

A Ravenna il panorama del mosaico è molto ricco ed evidenzia la presenza numerosissima di donne artiste e artigiane. Nel documentario Asja Lacis ha voluto rappresentare le giovani generazioni femminili dell’arte del mosaico con identità culturali molto diverse fra Occidente e Oriente e America latina; sono proprio le giovani artiste infatti a testimoniare il continuo rinnovamento di una tradizione millenaria.

Donne protagoniste del mosaico

Nel documentario Francesca Fantoni, Aniko Ferreira Da Silva, Aleksandra Miteva, Silvia Naddeo ed Eleonora Savorelli rappresentano uno spaccato delle contaminazioni culturali e ibridazioni contemporanee. Ogni artista con le proprie opere renderà partecipe il pubblico delle sue espressioni poetiche particolari. Attraverso le loro diverse sensibilità, motivazioni esistenziali, radici culturali, attingono con maestria e sapienza al mosaico.

Il titolo del film documentario riflette il protagonismo creativo delle giovani generazioni e prende spunto dal testo Mettere al mondo il mondo della femminista e filosofa Adriana Cavarero del 1991. Il significato simbolico di Generatrici del mosaico è che le donne sono uscite dai ruoli stereotipati e sono al centro di un cambiamento culturale. L’ispirazione proviene anche da Sara Cosulich importante curatrice d’arte che scrive: “Io spero di fare un buon lavoro e riuscire a rappresentare la figura femminile in modo corretto e con le sue specificità, mettendo anche in discussione il racconto tradizionalmente maschile della storia dell’arte fino al ventunesimo secolo ma anche dell’immaginario, portando prospettive plurali in un luogo storicamente connotato da iconografie, simboli e narrazioni fatte da uomini”.

L’ingresso è gratuito.

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