23 Dic 2023 15:00 - Arte
180 fotografie di Sebastião Salgado al MAR di Ravenna: “Exodus – Umanità in cammino”
La mostra, in occasione del festival delle Culture, sarà dal 22 marzo al 2 giugno
di Redazione
In occasione del Festival delle culture, saranno esposte le fotografie di Sebastião Salgado al MAR di Ravenna, Museo d’Arte della città, dal 22 marzo al 2 giugno 2024. Nel 1993 Salgado inizia il suo viaggio fotografico, fisico ed esistenziale nella galassia delle migrazioni. In sei anni il reporter brasiliano ha percorso quattro continenti con opere che catturano partenze e approdi, campi profughi dove milioni di persone vivono un destino incerto.
Da allora, la mappa del mondo appare cambiata, ma l’esodo di intere popolazioni è quanto mai attuale e le condizioni di profughi o migranti rappresentano uno scenario che assume dimensioni sempre più globali.
Dunque, la mostra “Exodus – Umanità in cammino” è organizzata dal Comune di Ravenna -Assessorato alla Cultura e Mosaico e Assessorato all’ Immigrazione, Politiche e Cultura di Genere – in collaborazione con Contrasto e grazie al contributo della Regione Emilia – Romagna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Cittalia Anci.
La mostra di Salgado al Mar di Ravenna: 180 fotografie in 5 sezioni tematiche
Attraverso 180 fotografie la mostra “Exodus – Umanità in cammino“, a cura da Lélia Wanick Salgado, si compone di varie sezioni a carattere geo-politico. Innanzitutto, la prima sezione – intitolata Migranti e profughi: l’istinto di sopravvivenza – tratta in particolar modo le motivazioni che tristemente accomunano i profughi: la povertà e la violenza, il sogno di una vita migliore, la speranza.
Poi, la seconda sezione – La tragedia africana: un continente alla deriva – si concentra sul trauma della sofferenza e disperazione di popoli profondamente segnati dalla povertà, dalla fame, dalla corruzione, dal dispotismo e dalla guerra. Nonostante l’Africa sia un continente con una storia importante per l’umanità, in grande fermento, ricco di energie e vitalità, oltre che di materie prime e ricchezze naturali, è stata profondamente segnata.
Continuando, la terza sezione – L’America latina: esodo rurale, disordine urbano – racconta una parte del mondo segnata dalla migrazione di decine di milioni di contadini, spinti dalla povertà, verso le aree urbane come Città del Messico e San Paolo, circondate da baraccopoli, dove persino la vita privilegiata è assediata dalla violenza.
Poi, la sezione Asia: il nuovo volto urbano del mondo si concentra sull’esodo di massa dalla povertà rurale alla creazione di megalopoli in cui i migranti vivono in condizioni precarie, pur credendo di aver fatto un passo verso una vita migliore.
Ritratti di bambini
Chiude la mostra una sala dedicata ai ritratti di bambini, rappresentativi di altre decine di milioni che si possono incontrare nelle baraccopoli, nei campi profughi e negli insediamenti rurali di America Latina, Africa, Asia ed Europa.
La particolarità di questi ritratti risiede nel fatto che hanno scelto di essere fotografati, scegliendo loro la posa da assumere davanti alla macchina fotografica del grande fotoreporter. Hanno compiuto così così un fiero atto di autodeterminazione di quelle che sono le vittime principali dei fenomeni migratori, senza alcun controllo sul proprio destino.
Il Festival delle Culture
La mostra, realizzata in collaborazione con Contrasto, che da anni si occupa di promuovere il lavoro di Sebastião Salgado in Italia, fa parte degli eventi del Festival delle Culture in programma a Ravenna dal 12 marzo al 20 luglio 2024 e simbolicamente inaugura il 21 marzo, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale; sarà accompagnata da workshop, conferenze e da un consistente percorso laboratoriale rivolto alle scuole e alle famiglie.
«Le fotografie che troveremo in mostra sono state scattate molti anni fa – dichiarano il sindaco Michele de Pascale e l’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia – ma sembrano quasi appartenere ad un tempo sospeso. Molte delle domande che ci suscitano infatti restano tuttora attuali e purtroppo senza risposta. Sono interrogativi che ancora una volta evidenziano come l’arte non sia mai un’espressione fine a sé stessa, ma che sempre riflette e racconta, per assonanza o per contrasto, e attraverso il filtro della sensibilità dell’artista, la complessità del contesto umano e sociale del proprio tempo».
«Ecco quindi – concludono – che mondi e fenomeni apparentemente così lontani sono in realtà molto vicini, soprattutto per una città come Ravenna, che della contaminazione e dell’accoglienza ha fatto un tratto identitario. Siamo certi che questa mostra, per tutti coloro che avranno la fortuna e il piacere di visitarla, rappresenterà uno sguardo attento e profondo su mondi e umanità che non possono più essere ignorati».
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