Fondazione Sabe di Ravenna, legame tra la mostra e un magazine fatto da un team al femminile

L’ultimo numero del magazine indipendente semestraleŎpĕra”, dedicato alla ricerca e alla scena artistica emergente, è stato presentato a Ravenna, giovedì 7 novembre. Per la precisione alla Fondazione Sabe per l’Arte dove è aperta al pubblico la mostra “Fotografia e femminismi. Storia e immagini dalla collezione Donata Pizzi”, a cura di Federica Muzzarelli, visitabile fino al prossimo 15 dicembre. Una scelta non casuale.

L’evento è infatti ‘collaterale’ alla mostra, come è tradizione della galleria ravennate. «Una rivista particolare a edizione limitata – spiega Pasquale Fameli, direttore artistico della Fondazione Sabe – che abbiamo scelto perché legata a doppio filo alla nostra mostra collettiva che sta suscitando un grande interesse anche a livello nazionale. Prima di tutto per la qualità e poi per il fatto di essere un bell’esempio di imprenditoria femminile».

Il magazine “Ŏpĕra”: una redazione diffusa al femminile

Il magazine “Ŏpĕra” è pubblicato dall’associazione Attiva Cultural Projects. «L’iniziativa è nata nel 2019, ossia nel pieno della pandemia quando le mostre non erano più possibili – raccontano Valeria Bevilacqua e Lara Gaeta, del team editoriale –. Abbiamo sempre creduto nella carta stampata e nella possibilità di promuovere, ricercare, attivare connessioni nel mondo dell’arte contemporanea, con particolare attenzione verso le proposte e le ricerche degli artisti emergenti. E ora siamo arrivati al numero 13 che contiene numerose novità, fra cui un nuovo layout grafico, la traduzione di tutti i testi anche in inglese per aprirsi al panorama internazionale, e diverse rubriche. Da segnalare inoltre la nuova collaborazione con Paper & People, la boutique della carta di Milano che ci ha consentito di dare ‘matericità’ al magazine con sei diversi tipi di carte, fra cui una anche riciclata grazie all’utilizzo di bicchierini da caffè».

La redazione del magazine è ‘diffusa’, anche questa è una particolarità. Pur avendo la sede fisica a Portici (Napoli), può contare su un team al femminile di giovani curatrici, dislocato in varie parti d’Italia, che cura anche la realizzazione di mostre, iniziative e progetti site specific come “Art Days – Napoli Campania”, il primo grande evento diffuso e collettivo per l’arte contemporanea in regione.

Gli artisti emergenti presentati nel numero 13 del magazine

Diversi gli artisti emergenti presentati nel numero 13 del magazine appena editato. Per esempio Luca Gioacchino Di Bernardo, classe 1991, la cui opera è stata letta e interpretata seguendo i testi critici di Susan Sontag. «Partendo da una riflessione sui meme – spiegano Bevilacqua e Gaeta –, si chiede come può un’immagine avere un impatto senza essere per forza violenta. Per Luca l’immagine ricorrente è il meme che entra nella sfera politica e diventa arte contemporanea, come capitato al tweet con refuso di Donald Trump, ‘Covfefe’, diventato subito meme».

Nel magazine si parla anche, con testi a cura di Raffaella Ferraro, della pittrice italo-cubana Carla Giaccio Darias che parte dalle fotografie, non da lei scattate, per poi dipingere i suoi vari soggetti, manipolando digitalmente l’immagine. Qui è evidente il collegamento con la mostra alla Fondazione Sabe: quelle di Darias sono fotografie che attraversano il tempo perché il tema della memoria le è caro.

La terza artista citata è la finlandese Emma Sarpaniemi, classe 1993, in cui identità, realtà e immaginazione si intrecciano. Nella sua ricerca esplora le definizioni di femminilità attraverso autoritratti performativi, che considera uno spazio di gioco in cui provare a scuotere convenzioni tradizioni. Detto in altre parole, spesso utilizza involucri apparentemente gradevoli e giocosi per trasmettere messaggi anche scomodi. I suoi lavori sono già pubblicati su tante riviste a livello internazionale e presenti in varie collezioni.

Per la rubrica “Opera Off”, che ha coinvolto la galleria ArtNoble, Martina Campese e Letizia Mari hanno intervistato Giulia Mangoni, una pittrice che ha sempre rivelato uno sguardo molto femminile. Il suo è un lavoro interessante che riporta a un immaginario rurale e contadino fatto di simboli e allegorie.

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