Ricco pubblico a Sabe per l’Arte per la presentazione del docufilm su Cattaneo

Il film “Enrico Cattaneo. Rumore Bianco” (2021), è diretto da Francesco Clerici e Ruggero Gabbai e prodotto da Astrolab Media Forma International di Milano.

Tanti curiosi, tra appassionati e professionisti del mondo dell’arte, ieri sera, sabato 17 febbraio, alla Fondazione Sabe per l’Arte, hanno assistito alla proiezione del docufilm su Cattaneo. Proiettato per la prima volta a Ravenna il film “Enrico Cattaneo. Rumore Bianco” (2021) è diretto da Francesco Clerici e Ruggero Gabbai e prodotto da Astrolab Media Forma International di Milano.

È stata l’occasione per conoscere più da vicino il talento del prolifico fotografo milanese Cattaneo (1933-2019), che sosteneva: “Chi scatta una fotografia l’ha già costruita nella sua mente e cerca a tutti i costi di concretizzare quell’idea”.   

«Un omaggio a un fotografo eclettico e sperimentale – spiega Pasquale Fameli, direttore artistico della Fondazione Sabe per l’Arte – che è tra i protagonisti della mostra “In suspensus” nella nostra galleria, con le sue opere definite ‘Morandiane’, insieme a Elena Modorati e Carlo Benvenuti, a cura di Angela Madesani. Un ringraziamento speciale va all’Archivio Enrico Cattaneo di Milano che ci ha consentito di organizzare al meglio questo primo evento collaterale alla mostra, patrocinato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna e dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna – Campus di Ravenna».   

Il docufilm su Cattaneo e la scoperta della fotografia

A introdurre la visione del docufilm è stato Luca Pietro Nicoletti, professore di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Udine, autore insieme a Giorgio Zanchetti, del monumentale volume “Enrico Cattaneo. Fotografare un’idea”, pubblicato da Silvana Editoriale nel 2023. «Sia il libro che il film prendono forma prima del 2019 – ricorda –. Il documentario, in particolare, è stato finito un mese prima della morte dell’artista, per cui vediamo un Cattaneo anziano, con l’immancabile sigaretta in bocca, tra le pareti di casa tappezzate di opere. Non è quindi riuscito a vederlo ultimato e, anche il libro, probabilmente lo avrebbe pensato in maniera diversa. Per parte nostra abbiamo cercato di raccontato le sue due vite: quello di fotografo di artisti e quello di artista di ricerca».   

Durante gli studi di Ingegneria al Politecnico di Milano a cui si iscrive nel dopoguerra, Cattaneo inizia a sviluppare in camera oscura e lentamente si scopre fotografo. Decisivo anche un regalo di sua madre: lui desiderava un banjo ma non riuscendolo a trovare dai rigattieri a cui si rivolse, alla fine, gli regalò una fotocamera. Un grande regalo per il mondo della fotografia e dell’arte. Esordisce nel circuito amatoriale a cavallo con gli anni Sessanta, quindi al di fuori delle convenzioni, iniziando a racconta la Milano meno ottimistica, quella che si sviluppa dal quartiere Garibaldi e verso le nuove periferie. Lì conosce artisti del neorealismo esistenziale e da lì si interessa alla loro vita inizia a fotografare le loro opere.   

«Si crea un dialogo e Cattaneo inizia a professionalizzarsi trovando il focus della sua attività – racconta Nicoletti –. Dalla fine degli anni Sessanta e fino alla sua morte, è stato uno dei testimoni più attenti dell’arte milanese e italiana. La consacrazione avviene nell’estate 1983 quando Enrico Crispolti, che organizza una mostra a Volterra dove chiama a raccolta diversi artisti, lo vuole come fotografo ufficiale. Ne verrà fuori un reportage lunghissimo, ricchissimo, e ancora in parte inedito. In parallelo e del tutto in sordina, almeno fino agli anni Duemila, quando inizia fare le prime mostre da artista, Cattaneo porta avanti anche un lavoro di sperimentazione che si concretizza sulla materia.

Si interessa inizialmente alla natura morta, agli oggetti che si immagina possano animarsi da un momento all’altro. “L’amore per l’oggetto è una componente essenziale del mio lavoro”, amava ripetere Cattaneo. Nel 2016 ho avuto la fortuna di lavorare con lui in una galleria di Milano dove ha esposto foto realizzate negli anni Novanta in una struttura dismessa, dove era riuscito a fotografare i dettagli come fossero opere d’arte. Resta fino alla fine della sua vita un grande esistenzialista, dotato di uno sguardo ironico e scanzonato in grado di incantare».   

Info

La mostra “In suspensus. Carlo Benvenuto, Enrico Cattaneo, Elena modorati”, resterà aperta alla galleria di via Pascoli 31 fino al prossimo 7 aprile. Apertura al pubblico il giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle 19. Ingresso libero. Informazioni: info@sabeperlarte.org e www.sabeperlarte.org.

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