Conselice, il paese rimasto nell’acqua. A un anno dall’alluvione: «C’è paura e mancano i periti»

Anni di sacrifici e risparmi annegati nel fango. Tra le testimonianze, quella di Franca Masironi, alluvionata: «L'odore agre è la cosa peggiore. Se dovesse ricapitare, me ne andrei: non ho intenzione di rivivere tutto questo».

proteggiamo onselice
conselice

Come va a Conselice a un anno dall’alluvione? Il piccolo paesino in provincia di Ravenna, 63 km quadrati per un totale di 5 mila abitanti, si presenta ancora come una piccola perla che lo scorso anno ha subito la forza dell’acqua, che l’ha messa in ginocchio per più di un mese.

Le esondazioni dei fiumi Sillaro e Santerno hanno invaso oltre 30 km quadrati tra terreni coltivati, strade e abitazioni. L’acqua non voleva lasciare la località che, con un‘altitudine di soli 6 metri, è fra le più basse della Romagna. Per farla riemergere si è dato il via a un lento deflusso, per evitare il sovraccarico dei canali, già straripanti, verso l’Adriatico. Non ha aiutato il blocco dell’idrovora Sabbadina di Lavezzola, che si è spenta il 16 maggio per l’interruzione di energia elettrica.

L’area è stata completamente evacuata, anche per il pericolo di malattia a causa del ristagno delle acque. 50 idrovore hanno lavorato giorno e notte, dopo l’alluvione, per smaltire l’acqua rimasta bloccata. Ora l’acqua non c’è più, ma le ferite sono profonde.

Ferite dolorose e tristi ricordi. La testimonianza di Franca Masironi

«A un anno dall’alluvione il dolore non è passato e in questi giorni si riacutizza, è una cosa che non riusciremo mai a cancellare – racconta Franca Masironi, alluvionata di Conselice -. Tutta la comunità la sta ancora accusando a livello psicologico e la ripresa lenta dal punto di vista burocratico non aiuta. C’è un malessere generale, un senso di sfiducia».

La signora Franca, quando l’acqua del Santerno ha iniziato a fuoriuscire, ha avvertito con la collaborazione del vicino gli altri abitanti della via. Con il marito si è spostata a casa della figlia: «La casa si è allagata anche nel ’59, ma l’acqua del fiume non aveva valicato la ferrovia. Pensavamo di essere più al “sicuro” da lei, ma l’acqua è venuta su dalle fognecontinua Masironi -. Lei vive in via Don Minzoni, in un punto che fa da ‘conca’, siamo stati i primi ad allagarci. Pensavamo comunque di essere al riparo perché vive a un piano superiore, ma l’acqua cresceva costantemente. La puzza era terribile, di fogna e idrocarburi, probabilmente per delle fuoriuscite da un rifornimento vicino. Siamo rimasti lì una settimana, ma l’acqua non defluiva e sono passati a prenderci i vigili del fuoco. Ci siamo spostati a casa dell’altra mia figlia che abita a Marina di Ravenna, e lì siamo stati un’altra decina di giorni. Volevamo tornare a casa il prima possibile».

Momenti terribili che non si cancellano facilmente e si mantengono vividi anche per le conseguenze con cui ancora oggi ci si trova a combattere: «L’odore agre è la cosa peggiorericorda Masironi -, continua a impregnare tutta la casa, i pavimenti trasudano fango e chi ha lavorato sugli intonaci ha visto fuoriuscire acqua. A casa mia i danni sono stati minori rispetto a casa di mia figlia, lì abbiamo gettato tutto».

Anni di sacrifici e risparmi che sono annegati nel fango, o nel tentativo di risanare ciò che il fango ha portato via: «Abbiamo buttato anni di lavoro – spiega Roberto Carlini del Comitato Proteggiamo Conselice -. Stiamo ricominciando con le nostre forze, soprattutto economiche, quindi in questo momento siamo molto esposti. Laddove avevamo cercato di risparmiare diligentemente due soldi, oggi non ci sono più, anzi siamo dovuti ricorrere anche ad autofinanziamenti».

Rimborsi a rilento per carenza di periti. Lo stallo burocratico preoccupa il Comitato Proteggiamo Conselice e la sindaca

La cosa che più preoccupa a un anno dall’alluvione è lo stallo burocratico. A quanto dichiarato sia dai cittadini che dalla sindaca Paola Pula i rimborsi da 3 e 5 mila euro sono stati stanziati ma si fatica con le perizie per i rimborsi da 20 mila euro.

«C’è uno scaricabarile tra Stato e Regione – continua Carlini -. Lo Stato ha creato una struttura commissariale che ha già messo a disposizione dei fondi. La Regione, ovviamente, lamenta la loro insufficienza e il fatto che non sono facilmente accessibili. In forte stallo le perizie, che procedono a rilento per carenza di periti e spesso forte disinformazione. Ci si aspettava oltre 90 mila richieste di risarcimento. In questo momento non abbiamo raggiunto nemmeno le 2 mila domande presentate».

Il Comune fa la sua parte in questo terreno accidentato, cerca di mettere in pratica dei provvedimenti per arginare problemi futuri: «Da parte nostra – spiega la Sindaca Pula – ci siamo concentrati sullo studio del sistema altimetrico e del deflusso delle acque che è stato già presentato rispondendo alle indicazione della Regione con schede di intervento. Fra i provvedimenti proposti: l’inserimento di un’idrovora che favorirebbe lo sgravio di acque in ingresso nel sistema fognario; il potenziamento di alcuni tratti fognari e di alcuni sifoni e altre modifiche utili. Chiaramente queste soluzioni non risolvono la questione ma possono  favorire il deflusso delle acque in casi estremi come con la sopraggiunta di bombe d’acqua».

alluvione

I comitati non sono da meno, come spiega Carlini, in questi mesi si sono impegnati prima di tutto alla messa in sicurezza del territorio. Successivamente hanno iniziato a realizzare assemblee in tutte le città e paesi colpiti per far spiegare come funzionava il sistema dei fondi per l’alluvione, le procedure, dalla perizia alla valutazione degli enti preposti fino allo stanziamento dei fondi per gli importi giustificati. Ma l’abitazione non è fatta solo di strutture ma di tutti qui beni che sono finiti in un cassonetto.

«La burocrazia ci fiacca prendendoci per disperazione – spiega la signora Franca – abbiamo dovuto fornire planimetrie e documenti per le richieste Hera e Tari, i risarcimenti e ora la piattaforma Sfinge. Temo per tutte quelle persone anziane, molti potrebbero rinunciare ancor prima di iniziare».

Il grazie alla macchina della solidarietà che ha funzionato

Dai cittadini e dalle autorità arriva, a gran voce, un grande grazie per il mondo della beneficenza: tanti enti privati hanno contributo al risollevamento di Conselice, per un totale di circa 1 milione e 200 mila euro. Queste donazioni saranno utilizzate per il ripristino del patrimonio pubblico e per facilitare il recupero della socialità fra i cittadini.

«Abbiamo ricevuto anche un importante contributo materiale a ridosso dell’alluvione – dichiara la sindaca Pula – con beni che abbiamo distribuito fra la popolazione per le esigenze primarie, in quella che è stata la fase più complessa e difficile». 

«Grazie ai volontari di ogni parte d’Italia – dichiara Carlini – siamo riusciti a liberarci dal fango che era penetrato in ogni piccola fessura».

C’è ancora tanto lavoro da fare e paura fra i cittadini

Anche se Conselice tenta lentamente di tornare alla normalità le imprese ancora non si sono risollevate completamente, come ricordato dalla sindaca. Il mondo agricolo spera in un raccolto 2024 migliore di quello dello scorso anno. Gli effetti a lungo termine si vedranno solo nel tempo.

«La reazione della comunità è stata forte – conclude la sindaca Pula – c’è gran voglia di ripartire ma ovviamente c’è anche molta paura, soprattutto quando piove. Dobbiamo impegnarci al massimo per ottenere per il territorio tutte le misure possibili per avere maggiore sicurezza, sempre nella consapevolezza delle difficoltà di conformazione in cui la città si ritrova. Dobbiamo far di tutto per non farlo riaccadere».

E i cittadini? Cercano di recuperare quel po’ di normalità che l’acqua si è portata via e di ricostruire ciò che è andato perso, ma non è semplice: «La paura resta sempre, basta un po’ di pioggia per farci vivere nel terrore – conclude la signora Franca -. Viviamo con il timore che tutto si ripeta anche perché in questo momento il territorio è particolarmente fragile. Personalmente se dovesse capitare ancora, io me ne andrei: non ho intenzione di rivivere tutto questo».

Leggi anche: Fornace Zarattini a un anno dall’alluvione. «Mancano gli aiuti, anche psicologici»

Dalla stessa categoria