Cofari cede il facchinaggio e ferma i traslochi. Crisi che culmina nel suo 50esimo anno di attività

L'operazione ha garantito la piena occupazione delle circa 100 persone del facchinaggio, mentre per il ramo traslochi sono state adottate tutte le tutele previste dalla norma

Al termine di una lunga crisi, la storica cooperativa ravennate Cofari ha ceduto il ramo facchinaggio e cessato l’attività dei traslochi. Proprio quest’anno compie 50 anni e continuerà a effettuare l’attività dei depositi per terzi nella sua sede in zona Bassette, alle porte di Ravenna.

L’operazione – si legge in una nota di Legacoop – ha garantito la piena occupazione, a parità di condizioni sia economiche che normative, dell’intero organico del ramo facchinaggio di Cofari, composto da circa un centinaio di persone.

Nel contempo il ramo traslochi, che vedeva occupata una decina di addetti, è stato dismesso garantendo però tutte le tutele previste dalle normative ai lavoratori. Il risultato è stato raggiunto grazie alla collaborazione dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil.

Legacoop Romagna, nella piena consapevolezza della gravità della crisi attraversata da Cofari, ha accompagnato la cooperativa alla ricerca di partner che rilevassero l’attività storica di facchinaggio: dopo varie interlocuzioni, è stata individuata un’azienda lombarda, la Elle Emme Logistica, che fornisce tutte le garanzie di solidità e legalità.

La crisi di Cofari, dice Legacoop «deve rappresentare un monito per tutto il sistema logistico del territorio emiliano-romagnolo e in particolare per quello portuale. Nell’arco della sua attività, infatti Cofari ha garantito crescita sociale e buona occupazione nel pieno rispetto delle normative, a generazioni di lavoratori, caratterizzandosi come un presidio di legalità. Il comparto del facchinaggio negli ultimi decenni si è destrutturato, con l’ingresso nell’area portuale di aziende che operano con tariffe non sostenibili da società cooperative come Cofari, che hanno sempre lavorato nella piena legalità, investendo in sicurezza e formazione e applicando i contratti firmati dalle parti sociali più rappresentative».

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