Chi meglio di Figaro incarna il trionfo di una classe d’uomini e donne che conta su ingegno e intraprendenza, qualità personali piuttosto che nobili natali? «Una delle cose che mi ha sempre colpito di quest’opera è il conflitto generazionale tra giovani e adulti, tra mondo antico e mondo moderno,” nota Luigi De Angelis, alla regia per “Il barbiere di Siviglia” in scena al Teatro Alighieri di Ravenna venerdì 21 aprile alle 20.30 e domenica 23 alle 15.30. Il capolavoro di Gioachino Rossini conclude la Stagione 2023 nel nuovo allestimento che ha debuttato a Rovigo, capofila della coproduzione che, accanto all’Alighieri, include i teatri di Pisa, Jesi e Lucca. Dopo L’isola disabitata della passata Stagione, De Angelis torna alla regia all’Alighieri, curando anche scene e luci, mentre Chiara Lagani firma drammaturgia e i costumi. Alla guida dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta c’è il giovane direttore Giulio Cilona, attualmente Kapellmeister alla Staatsoper di Hannover, e il Coro Lirico Veneto è preparato da Flavia Bernardi. La scaltrezza del Figaro di Alessandro Luongo dovrà aiutare il Conte di Almaviva di Matteo Roma a conquistare Rosina, ovvero Mara Gaudenzi, sottraendola alle mire del suo tutore Don Bartolo (Omar Montanari); Arturo Espinosa, Giovanna Donadini e Francesco Toso sono rispettivamente Don Basilio, Berta e Fiorello.
Giovedì 20 aprile, alle 18 nel Salone Nobile di Palazzo Rasponi (Piazza Kennedy), l’appuntamento a ingresso libero con Prima dell’opera: la riflessione su “Il barbiere di Siviglia” è affidata a Luca Baccolini, collaboratore di La Repubblica e redattore di Classic Voice, con la partecipazione del regista Luigi De Angelis.
«Quando mi è stato chiesto di mettere in scena il Barbiere di Siviglia mi è subito venuto in mente un film a cui sono molto affezionato, Play Time di Jacques Tati, il grande comico, mimo e regista francese – racconta Luigi De Angelis (Fanny & Alexander) – Tati era ferito dalle trasformazioni in atto nella società del suo tempo e in particolare dal passaggio da una Francia rurale, espressione di un’umanità genuina, a un mondo standardizzato dove vigeva la logica della reiterazione e del consumo dell’identico. Play Time è un affresco divertito, leggero e allo stesso tempo feroce delle idiosincrasie del mondo moderno. Questa rappresentazione cinematografica mi è sembrata molto simile a quella del Barbiere, dove i personaggi non hanno un vero e proprio sviluppo psicologico, ma sono dei ‘tipi’. Per questo ho immaginato di ambientare l’opera all’interno e all’esterno di un’unità abitativa contemporanea alla Le Corbusier, dove vita privata e pubblica si sovrappongono in un’architettura standardizzata dalle grandi vetrate, che permettono alla comunità degli sguardi di potere entrare nel privato e confondere i piani di una dimensione sociale con una dimensione più intima.»
Il conflitto fra generazioni ed epoche caratterizza tanto la trama dell’opera quanto la storia di questo titolo: la sua prima rappresentazione nel 1816, al Teatro di Torre Argentina di Roma, fu salutata da una tempesta di proteste…scatenata dai sostenitori e ammiratori del più anziano maestro Giovanni Paisiello, il cui Barbiere – tratto, come quello di Rossini, dalla commedia di Beaumarchais – avrebbe finito per essere oscurato dalla creazione dell’allora ventitreenne compositore pesarese. Lo stesso Rossini definisce i personaggi appartenenti al mondo antico e a quello moderno attribuendo loro forme musicali più antiquate o più contemporanee, non senza ironia.
Della musica di Rossini e del libretto di Sterbini, Luigi De Angelis ha fatto invece una lente per mettere noi stessi spettatori a nudo di fronte alle nevrosi e ai tic di quella vorticosa giostra che è il nostro quotidiano. Nella ambientazione contemporanea scelta dalla regia, è la dimensione adolescenziale – con la sua “poesia disarmante” – a garantirci accesso a un’altra prospettiva: liberati dai vincoli delle convenzioni e dopo aver rifiutato le regole del consumismo e dell’omologazione, possiamo recuperare le espressioni più genuine di sentimenti ed emozioni.
La Stagione d’Opera e Danza 2023 del Teatro Alighieri è stata resa possibile dal sostegno del Comune di Ravenna, della Regione Emilia Romagna e del Ministero della Cultura e dal contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Info e prevendite: Biglietteria Teatro Alighieri – tel. 0544 249244 – www.teatroalighieri.org
Biglietti: da 15 a 45 Euro
Speciale Giovani under 18: 5 Euro, under 30 (platea e palchi): 20 Euro
Con l’app gratuita Lyri sottotitoli e trama del libretto sono disponibili in diretta su smartphone
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