Antonio Patuelli: «Il diritto e la giustizia sono al centro delle narrazioni dantesche»

Il presidente dell’ABI e della Cassa di Ravenna Spa è intervenuto alla presentazione del libro del professore Morbidelli, ieri pomeriggio alla Classense, in occasione del “Dantedì”

In occasione del “Dantedì”, la giornata mondiale dedicata a Dante Alighieri a Ravenna, dove da oltre sette secoli si conservano i suoi resti mortali, ieri sera alla sala Dantesca della biblioteca Classense, è stato presentato il volume del professore Giuseppe Morbidelli, “La dimensione giuridica di Dante Alighieri” (Modena, Mucchi, 2023).

L’incontro è stato aperto dall’intervento del presidente dell’ABI e della Cassa di Ravenna Spa. «Il diritto e la giustizia – spiega Antonio Patuellisono i principali oggetti delle narrazioni dantesche nella Divina Commedia, che è tutta ordinata da regole. Il Poeta ha utilizzato i precetti evangelici, il diritto romano classico, facendo riferimento agli studi bolognesi di Accursio, il diritto medioevale e quello canonico dell’epoca, in un quadro di raffinata cultura teologica, inserendo nei suoi scritti molti aspetti fortemente innovativi e principi ancora attuali».

Giuseppe Morbidelli nota che in Dante è «continuamente ribadito il convincimento che la pacifica convivenza, il non sopruso e la libertà richiedono regole giuridiche che disciplinino le varie istituzioni e i rapporti con e fra gli individui». «Dante fu anche un giurista – aggiunge – utilizzando le esperienze che ebbe nel governo di Firenze e le sue successive traversie giudiziarie. L’ideale del Poeta era quello di assicurare pace e giustizia in terra attraverso il diritto e la giustizia, combattendo le forme di potere non limitate dal diritto e le ingiustizie».

Non a caso Dante, nel suo Paradiso, colloca Giustiniano, l’imperatore romano d’Oriente che promosse la codificazione del diritto romano classico. Il Poeta era critico verso l’eccesso di produzioni legislative, la capziosità e le continue modifiche normative che attentano alla stabilità del diritto, come quando, nel Purgatorio, critica i “tanto sottili provvedimenti, c’ha mezzo novembre, non giugne quel ch tu d’ottobre fili”. Nel suo Purgatorio Dante critica radicalmente le realtà terrene dove prevalgono il disordine e l’odio fra le fazioni. Per il Poeta lo spregio delle leggi favorisce l’insorgere di regimi tirannici che favoriscono l’ulteriore decadimento morale, mentre la libertà è la condizione di base perché il genere umano si trovi nel suo stato migliore.

«Per Dante – conclude Patuelli –, la libertà è proiezione nell’individuo della giustizia e dunque del diritto: la libertà dall’oppressione e dalle ingiustizie è insieme un valore per la comunità e per i singoli individui».

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