Alla Classense di Ravenna la mostra  “Il Dante di Wolfango”

Per l'occasione si espone un’edizione di lusso delle tre cantiche, corredata da cento illustrazioni e pubblicata da Rizzoli-De Fonseca nel 1972.

Domani, sabato 15 aprile alle 16 inaugurerà la mostra “Il Dante di Wolfango” alla Classense, che sarà visitabile fino all‘1 luglio nel Corridoio grande della biblioteca. Curata da Sebastiana Nobili, Laura Pasquini e Alighiera Peretti Poggi, la mostra si propone di celebrare Dante attraverso le opere che a lui dedicò il pittore bolognese Wolfango Peretti Poggi (1926-2017), acuto lettore e interprete della Divina Commedia.

Nel 1972 illustrò un’edizione di lusso delle tre cantiche, corredata da cento illustrazioni e pubblicata da Rizzoli-De Fonseca: la mostra espone uno dei rari esemplari ancora reperibili. I cento originali a tempera eseguiti da Wolfango sono andati in parte perduti, dispersi nel mercato dell’arte: quelli rimasti, assieme a quelli riacquistati nel tempo dallo stesso pittore e a quelli gentilmente prestati in questa occasione da privati, sono ora tutti esposti. Wolfango ci ha lasciato tuttavia numerosissimi accurati disegni preparatori, quasi sempre copiati dal vero, con cui è possibile ricostruire la nascita e l’iter creativo delle tavole. Laddove non è stato possibile rintracciare gli originali, si è deciso di esporre le storiche prove colore realizzate dalla casa editrice, che restituiscono comunque un’idea precisa della tavola finale. La mostra espone inoltre alcuni disegni monocromi che il pittore realizzò all’inizio degli anni Duemila su pregiata carta Tintoretto, utilizzando una cannetta di bambù e mallo di noce come inchiostro: sono le “Similitudini dantesche”, estrapolate dal testo poetico per il loro carattere eminentemente “astorico”. È inoltre esposta una scultura in terracotta raffigurante la mano enorme del gigante Anteo che sorregge il poeta per depositarlo non già sul lago di Cocito, ma fra le terrecotte del presepio che Wolfango ha modellato per la sua famiglia e dove l’amato Dante non poteva mancare. Opere diverse, testimoni di uno stile eclettico, che soprattutto evidenziano quel “tarlo dantesco” che ha accompagnato Wolfango dai banchi del liceo sino alla conclusione della sua lunga vita.

«La mostra di Wolfango  – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia – porta a Ravenna opere di straordinaria intensità e che meritavano di esser viste nella città che custodisce le spoglie di Dante. Insieme al Congresso Dantesco Internazionale che si aprirà a maggio, anche questo evento testimonia la qualità dell’offerta culturale che Ravenna offre con continuità anche ben oltre le celebrazioni per il Settecentenario del 2021».

«Dopo la trilogia delle mostre che dal 2017 al 2022 la Classense ha dedicato alle edizioni illustrate della Divina Commedia – ha aggiunto la direttrice della Classense Silvia Masi –  ci sembrava perfetto concludere il progetto espositivo con le opere di uno dei più grandi illustratori contemporanei dell’opera dantesca. Wolfango è stato un artista capace di comunicare con grande potenza espressiva l’universalità del racconto della Commedia».

Wolfango Peretti Poggi è vissuto e ha lavorato a Bologna. Non avendo intrapreso studi artistici, è stato educato alla pittura dallo zio pittore Giuseppe Mazzotti. Ha conseguito il diploma classico al Liceo Galvani di Bologna e, dopo aver abbandonato gli studi di medicina, si è dedicato totalmente alla pittura. Ha cominciato a esporre e a vendere quadri e disegni a partire dal 1986, dopo la prima mostra a Bologna, realizzata grazie allo storico dell’arte Eugenio Riccòmini. Fino a quel momento aveva dipinto per sé, apprezzato da familiari e amici, mantenendosi fuori dal sistema commerciale dell’arte. All’inizio della sua carriera Wolfango ha dipinto secondo una poetica legata allo stile di fine Ottocento – primi Novecento, in seguito si è dedicato a una ricerca pittorica sui classici del Quattrocento, come su Piero della Francesca, del quale ha realizzato anche magistrali copie. Ha poi continuato ispirandosi a Giorgio Morandi e, dopo un periodo di studio e sperimentazione, a partire da fine anni Sessanta si è espresso con una poetica del tutto personale, costituita da un realismo innovativo basato su gigantismo, matericità e visione zenitale del soggetto. Parallelamente all’attività di pittore ha coltivato una lunga carriera da illustratore, condotta sotto pseudonimi e con grande eclettismo di stile. Ha insegnato all’Università Primo Levi e ha diretto l’Associazione Scuola di Scultura applicata Assa di Bologna. È scomparso a Bologna nel 2017.

Orari della mostra:
lunedì 14-19, da martedì a sabato 9-19. Chiuso domenica, lunedì mattina e festivi.
Ingresso gratuito

Info: www.classense.ra.it
segreteriaclas@comune.ravenna.it

Dalla stessa categoria