Alla Classense di Ravenna, il prezioso e raro incunabolo del poeta ravennate Pietro Tomai

un prezioso volume del 1400

La Classense arricchisce il suo patrimonio con un prezioso incunabolo di autore ravennate. Si tratta di Phoenix seu De artificiosa memoria, del giureconsulto e poeta ravennate Pietro Tomai, stampato a Venezia nel 1491 da Bernardinus de Choris in formato in 4°.

 

 Il prezioso volume è la prima edizione della più influente opera di mnemotecnica del Rinascimento, ristampata e tradotta numerosissime volte. Ad essa attinsero tutti i maggiori trattatisti posteriori, da Johannes Romberch a Cosma Rosselli. Ancora alla fine del Cinquecento Giordano Bruno mostrava di tenerla in gran conto.

 

Sulla rarità degli esemplari della prima edizione, anche il celebre bibliofilo e bibliografo lughese conte Giacomo Manzoni, in un’asta del 1893 a proposito di un esemplare della prima edizione del Phoenix, definisce l’opuscolo come “très rare”.

 

 Oltre ad essere la prima edizione incunabola dell’opera di Pietro da Ravenna, l’ulteriore elemento di rarità dell’esemplare del Phoenix acquistato dalla Biblioteca Classense presso la Libreria Antiquaria di Matteo Tonini risiede nell’avere, alla fine del testo del trattato, un ulteriore fascicolo contenente disegni e la copia parziale della lettera di Francesco Petrarca a Giovanni Dondi dell’Orologio del 1370 (Seniles XII, I); entrambi gli interventi manoscritti sono ascrivibili ad una mano coeva, quindi databile alla fine del XV secolo.

 Alla rarità di un’edizione incunabola (per l’Italia la banca dati Incunabula Short Title Catalogue della British Library censisce solo 21 esemplari dell’editio princeps) si aggiunge quindi un apparato iconografico che rende di fatto questo esemplare un unicum.

 

Da un primo esame dell’apparato iconografico manoscritto le immagini realizzate sulle carte dell’ultimo fascicolo costituiscono la resa grafica di alcune delle conclusioni del trattato, costituendo di fatto un’integrazione del testo con ampi particolari: si tratterebbe dunque di una tradizione iconografica parallela al medesimo testo, che probabilmente attinge e trasmette una mnemotecnica visuale non solo di Pietro Ravennate.

 

 Il patrimonio della Classense, prima di accrescersi della prima edizione (che ebbe anche l’ “onore” di essere contraffatta a Bologna nel 1492), ben documenta la lunga fortuna del Phoenix: sono infatti presenti quattro esemplari delle edizioni del 1533, 1541, 1565 e 1600, a testimonianza di un sicuro interesse per l’opera e per il suo autore da parte delle generazioni di bibliotecari che si sono succedute alla guida della biblioteca della città.

 

«L’acquisizione di questo prezioso incunabolo manifesta e rilancia l’attenzione della nostra biblioteca per la tutela e la valorizzazione delle testimonianze storico-bibliografiche, nel solco della sua antica missione – afferma Fabio Sbaraglia, assessore alla Cultura -. Questo esemplare davvero unico del Phoenix arricchirà da oggi il patrimonio librario pubblico aprendo nuove possibilità di studio e approfondimento confermando così il ruolo essenziale della nostra biblioteca anche in ambito specialistico».

 

«Il volume si aggiunge ad una collezione già notevole e che non poteva rimanere priva dell’editio princeps – aggiunge Silvia Masi, direttrice dell’Istituzione Bibloteca Classense -. L’apparato iconografico dell’esemplare lo rende unico e meritevole di studi e sarà nostro compito metterlo a disposizione degli studiosi e “raccontarlo” a utenti e cittadini in un’ottica di sempre maggiore condivisione del patrimonio».

 

L’autore

Pietro Tomai (o Tomasi) nacque intorno al 1448 a Ravenna e fu allievo dell’imolese Alessandro Tartagni a Padova, dove si addottorò in utroque iure nel 1472. Insegnò diritto civile e canonico a Bologna, Ferrara, Pavia, Pistoia, Padova. Nel novembre del 1497 fu scelto dal duca di Pomerania Boghislao X per insegnare diritto civile e canonico presso l’Università di Greifswald, dove ricoprì anche il ruolo di rettore dell’Università a partire dal 1501. In Germania soggiornò ad Amburgo e Lubecca (dove fu stampato nel 1499 il trattato Repetitio C. Inter alia de emunitate ecclesiae), pubblicò la raccolta di Aurea opuscula, comprendente anche il Phoenix e nuovi carmi latini. Il principe elettore Federico di Sassonia gli offrì la cattedra di diritto all’Università di Wittenberg, ruolo che ricoprì dal 1503 al 1506; in questo periodo pubblicò a Ettlinger la Lectio de potestate pontificis maximi et romani imperatoris e il Compendium iuris civilis e a Wittenberg il Clypeus contra doctorem Caium, i Sermones extraordinarii et pulcherrimi e il Compendium pulcherrimum iuris canonici. Per fuggire alla peste riparò a Colonia, dove insegnò diritto dal 1506 al 1508 anno in cui diede alle stampe presso Heinrich Quentel, il Compendium […] in materia consuetudinum feudorum e l’enciclopedia giuridica Alphabetum aureum. Negli ultimi anni della sua vita fu a Magonza, dove continuò a insegnare diritto canonico e pubblicò presso Johann Schöffer il trattatello polemico Contra Gherardum de Zutphania et fratrem Jacobum theologie professores, e infine a Worms, dove morì tra il 1509 e il 1510.

 

Dotato di un’eccezionale memoria naturale, da lui poi sviluppata grazie alle nuove tecniche descritte nel trattato, Pietro Tomai, si rese celebre ai suoi tempi per le sue stupefacenti imprese mnemoniche che dovettero senza dubbio contribuire al grande successo del suo Phoenix.

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