Alessandro Porro di SOS Méditteranée: «Tanti minori hanno subito torture e ricatti dalle guardie costiere libiche»

Porro di SOS Méditerranée rivela il vissuto di alcuni migranti della Ocean Viking

Ai piedi ciabatte nella migliore delle ipotesi, molto più spesso solo calzini o copri scarpe in plastica; indosso una tuta o un maglione con pantaloni; fra le mani una sportina blu con i pochi effetti personali rimasti. Questa è la fotografia dei nuovi migranti, arrivati questa mattina al porto di Ravenna a bordo della Ocean Viking, molti simile a quella già ‘scattata’ lo scorso 31 dicembre. Sul Terminal di Porto Corsini, ad aspettare lo sbarco, c’è anche Alessandro Porro, presidente di SOS Méditerranée che la volta scorsa era invece direttamente sulla nave, impegnato come soccorritore.

«La situazione a bordo è abbastanza tranquilla – racconta – perché tutti i profughi sono in cura per disidratazione e ipotermia. In più il tempo è stato buono e questo ha facilitato le cose. Molti di loro però mostrano sul corpo segni di tortura e hanno paura per quanto hanno visto o è capitato. Questa volta abbiamo salvato molti minori non accompagnati (ndr, solo il 25% dei migranti salvati sono donne). Tra di loro, molti sono al secondo o terzo tentativo. Alcuni di loro sono stati catturati dalle guardie costiere libiche e sono stati portati in carceri che in realtà non sono tali, ma veri e propri lager dove hanno subito violenze di vario tipo e ricatti. Per essere liberati, le guardie chiedono soldi che loro non hanno. Così, realizzano video di torture che vengono mandati ai familiari o alle comunità di appartenenza dei ragazzi che, in preda alla disperazione, finiscono poi per pagare». Al riguardo Più Notizie ha pubblicato la testimonianza di Joseph.

Quello che spesso non si sa o si fa finta di non sapere, ricorda ancora Alessandro Porro, è che queste guardie costiere sono addestrate proprio in Italia per conto dell’Italia e dell’Europa nel tentativo di risolvere il problema della protezione delle frontiere. Ma poi le cose vanno diversamente, ‘scappano’ per così dire di mano in un Paese, la Libia, dove fra l’altro l’essere migrante è un reato. Di questo e molto altro parlano i volontari di SOS Méditerranée quando portano nelle scuole progetti di sensibilizzazione pensati per le nuove generazioni.

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