Al Teatro Rasi arrivano i Motus con lo spettacolo “Tutto brucia”

Lo spettacolo è tratto dal Le Troiane di Euripide, opera del teatro greco classico in una metafora che si sposa con il contemporaneo

Foto: Daniela Nicolò e Enrico Casagrande – Andrea MacchiaÈ stratificata la ricerca di questa compagnia, dal linguaggio ardito, attraverso le figure femminili della tragedia greca che riverberano nell’oggi. Dopo Antigone, Motus ha ripreso il proprio tragitto nel tragico con un’opera come Le troiane di Euripide, ambientata essenzialmente in un momento post – ovvero dopo una guerra, dopo la distruzione di un mondo –, operazione che oggi si carica di abbacinante furore profetico. Tutto brucia guarda alle Troiane intercettando le voci delle nuove schiave di oggi e scava nel tema del lutto come trasformazione. Lo spettacolo è anche nel programma di ToDay ToDance, la rassegna sulle forme della danza contemporanea e d’autore promossa da Cantieri Danza, E Production, Fondazione Ravenna Manifestazioni, Ravenna Teatro e Teatro del Drago.«Porto il lutto per i figli morti in guerra Per le donne fatte schiave Per la libertà perduta Oh amate creature, tornate, venite, venite a prenderci!».Silvia Calderoni/Ecuba sussurra queste parole intrecciate alle musiche e lyrics di R.Y.F. (Francesca Morello), Stefania (Tansini) squarcia l’aria con un pesante coltello e un falcetto contadino, come nei riti collettivi di cordoglio scomparsi del sud Europa. Basta forse questa immagine per entrare in Tutto brucia, una riscrittura delle Troiane di Euripide – attraverso le parole di J.-P. Sartre, Judith Butler, Ernesto De Martino, Edoardo Viveiros de Castro, NoViolet Bulawayo, Donna Haraway. Il lamento si propaga attraverso quel Mediterraneo nero che – allora come oggi – è scena di conquiste dell’Europa coloniale, di migrazioni e diaspore.Tra le rovine di uno spazio vuoto e stravolto, coperto da cenere e cadaveri di mostri marini, dove tutto è già accaduto, emerge la questione della vulnerabilità radicale. Il corpo rotto di Ecuba, la parola profetica di Cassandra, che vede oltre la fine, il grido spettrale di Polissena, l’invocazione ai morti di Andromaca, le violenze subite da Elena e infine il corpo più fragile e inerme, quello del bambino, Astianatte – danno voce ai soggetti più esposti e vulnerabili. E agli spettri che le/ci assediano. Mai come adesso il lutto ci appare come una questione politica. Quali vite contano? Cosa rende una vita degna di lutto? È attraverso il dolore che le protagoniste nella scena tragica si trasformano materialmente – divengono altro da sé: cagna, pietra o acqua che scorre, elaborando la violenza subita. Una metamorfosi che apre verso altre possibili forme. E scrive il mondo che verrà. Perché la fine del mondo non è che la fine di un mondo.«Ripartiamo dunque dalle figure della tragedia – dicono i fondatori e registi di Motus, Daniela Nicolò e Enrico Casagrande – o meglio dalla dimensione scenica delle Troiane, che è essenzialmente un momento post: dopo la fine di una guerra, dopo la distruzione di un mondo, dopo un disastro umano e ambientale che tanto evoca situazioni tristemente attuali».I biglietti sono in vendita online su ravennateatro.com e vivaticket.comPer maggiori informazioni contattare info@ravennateatro.com organizzazione@ravennateatro.com.

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