Al Goldoni il collettivo “Les Moustaches” con “I cuori battono nelle uova”

Lo spettacolo va in scena mercoledì 8 novembre alle 21 e replicherà al Teatro Comunale Walter Chiari di Cervia 9 novembre alle 21

Per la rassegna Teatri d’Inverno, dedicata alle espressioni della drammaturgia contemporanea, il pluripremiato collettivo Les Moustaches (già applaudito a Bagnacavallo con lo spettacolo La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza) torna al Teatro Goldoni, mercoledì 8 novembre alle ore 21, con il nuovo progetto I cuori battono nelle uova (co-prodotto con Società per Attori e Accademia Perduta/Romagna Teatri), scritto da Alberto Fumagalli che ne è anche co-regista insieme a Ludovica D’Auria, che ha entusiasmato pubblico e critica in occasione del debutto nazionale al festival Colpi di Scena.

Nei giorni successivi lo spettacolo replicherà, in Romagna, al Teatro Comunale Walter Chiari di Cervia (9 novembre alle ore 21) e al Teatro Piccolo di Forlì (10 novembre alle ore 21).

Tre donne, interpretate da Elena Ferri, Matilda Farrington e Grazia Nazzaro: ognuna di loro porta un lungo camice che ne nasconde le forme, tranne quelle delle loro pance che sono gonfie e tonde. Le tre aspettano un figlio, il loro primo figlio. Le pance delle donne si mostrano piene e levigate, ricordano tre bellissime uova, tanto forti quanto fragili. Il disegno del domani dei propri figli condizionerà il comportamento delle tre donne che, mosse da un amore cieco, si spingeranno in azioni, paure e dinamiche nascoste nel più buio cassetto dell’animo umano.

I cuori battono nelle uova è un amore disperato, un vuoto incolmabile e un’esplosione di gioia.

I cuori battono nelle uova è un inno alla vita.

Note sulla drammaturgia di Alberto Fumagalli 

La drammaturgia de I cuori battono nelle uova decalca con ancora più teatralità lo stile Les Moustaches. Le parole sono inserite in un pentagramma drammaturgico proprio come le note abitano quello musicale; concetti secchi e feroci si alternano a pensieri grassi e sfarzosi, portatori di immagini poetiche e fiabesche che rileggono una realtà becera e ripetuta.

Gli attori non hanno la possibilità di improvvisare o di sostituire una parola per un’altra, il rischio sarebbe quello di scordare uno strumento minuziosamente costruito per riportare un determinato suono: da una musicalità volutamente bambinesca che ricorda una semplice filastrocca ad un classico monologo pieno di emozioni, di pause e di silenzi. Le parole di questo spettacolo sono ingombranti ma al tempo stesso leggerissime, a servizio dell’attore e del racconto, coniugate ad una regia generosa di immagini e suggestioni.

Note sulla regia di Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli

Lo sviluppo della messinscena nasce dall’indagine di tre elementi: il corpo, la luce e il ritmo.
Tre corpi gravidi sono protagonisti della messinscena, dominano lo spazio e lo disegnano. La scenografia e gli oggetti di scena diventano espansione delle pance. Tutto torna ad una linea circolare infinita senza controllo, che è il ciclo della vita, la sagoma di un uovo. La donna gravida è vita che contiene vita, è simbolo archetipico, immagine mitologica che seduce i nostri occhi. Così, la visione angelica e fragile lascia spazio a delle figure animalesche e primordiali che superando i limiti della realtà fondono nei loro corpi una dimensione tragicomica.

Volevamo che la luce fosse punto di congiunzione tra il sogno e l’incubo. Il mezzo per superare le speranze di queste donne e rappresentare le loro angosce. La scenografia, quindi, da culla accogliente diviene proiezione inquietante delle loro più grandi paure.

Il ritmo del cuore è il principio creatore della messinscena. Sarà flebile, forte, a volte stanco, poi inesauribile e resistente, spietato e accelerato. Potrebbe rallentare, di colpo fermarsi, per poi ricominciare a battere. Come chiusi in grande guscio e, immaginando di sincronizzare i nostri cuori, gli attori e gli spettatori ascolteranno lo stesso palpito.

La scena prenderà vita come il leggero battito di piccoli cuori che si formano nei gusci delle uova. Racconteremo l’incessante lotta della vita sulla morte abbandonandoci alle nostre illusioni creative nell’unico luogo che ci permette di riscrivere le regole di questo mondo, il teatro.

Info

Biglietti: 10 euro (intero), 5 euro (ridotto per under 29). Diritto di prevendita: 1 euro.

Prevendite: da martedì 7 novembre dalle ore 10 alle ore 13 presso la biglietteria del Teatro Goldoni.

Prenotazioni telefoniche (0545 64330): nei giorni di prevendita dalle ore 11 alle ore 13.

Biglietti online: Vivaticket

Info: 0545 64330 e www.accademiaperduta.it

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