Al Bilancio Sociale di Zerocento l’atleta paralimpico Oney Tapie e l’ex presidente del Gruppo Abele Guido Tallone

Due maestri di vita. O, come si direbbe oggi, due “coach”.

Due maestri di vita. O, come si direbbe oggi, due “coach”. Da un lato Guido Tallone, formatore e amministratore pubblico, una delle colonne del Gruppo Abele di don Ciotti. Dall’altro Oney Tapia, campione paralimpico di origine cubana, l’atleta che dopo avere perso la vista nel 2011 in un incidente è stato in grado di salire sulla vetta paralimpica di lancio del disco e getto del peso. Chiamati sul palco di Faventia Sales da Zerocento a interpretare un binomio che è entrato nella vita in questi anni così difficili: «Resistere e ri-esistere», opporsi alle avversità e tornare a vivere. Gioca su questo dualismo semantico il nuovo bilancio sociale della cooperativa sociale, nell’alveo di due anni complicati segnati dalla pandemia e dalla scomparsa di Arianna Marchi.

Il presidente di Zerocento Stefano Damiani di fronte al pubblico e alla direttrice Linda Errani le introduce come storie diverse eppure congruenti, per interrogarsi su «come cambiare quando le cose cambiano». Storie di riscatto tra centro e periferia, dell’Italia e del pianeta. Storie di speranza che si riaccende dopo che è calato il buio.

«Quel che fa crescere è la parola» spiega Tallone, autore di un rigoroso ”Vocabolario dell’educare” per i tipi di Piccolo Carro. Alla A di abbracciare c’è già il tipico ritorno da scuola dell’adolescente italiano. «Che voto hai preso? Perché hai preso solo sei? Quanti genitori parlano ai figli solo di questo. Ma per abbracciare il cambiamento bisogna sapere abbracciare anche i difetti delle persone che amiamo» dice il pedagogista, stigmatizzando l’ansia da prestazione.

«È la paura del vuoto che attanaglia quest’epoca piena di oggetti. Insegnare a perdere è anche insegnare a vincere, ma crescere è una strada piena di curve, ci sono parole che feriscono e parole che aiutano — afferma —. E bisogna stare attenti, perché imparare a perdere è la premessa per una nuova vittoria. Ad esempio mai dire a qualcuno che ti ha deluso. Significa che tu, per primo, ti sei illuso».

Tapia, che è noto al grande pubblico anche per la sua partecipazione a “Ballando con le stelle”, ha saputo portare i riflettori dei media sulla disabilità e i suoi diritti, «su cui però tanto c’è ancora da fare», ricorda Tallone. Ma di fronte alla comunità di Zerocento il giovane campione insegna che a fare la differenza non sono i grandi gesti. «A volte fare compagnia a una persona, regalare un sorriso, è più importante di qualsiasi altra cosa. Nello sport e non solo». E di fronte alla sconfitta? «La cosa fondamentale è potere dire a se stessi: io ci ho provato».

E invece per un genitore? «La cosa più difficile è lasciare andare i figli, fidarsi di loro e vincere la paura del vuoto: i giovani oggi fanno più fatica perché non hanno potuto crearsi gli anticorpi per la vita», ammonisce il formatore.

La fatica di cambiare, di resistere e ri-esistere, insomma, si impara. E deve essere insegnata. «Non smettete di sognare perché i sogni sono le ali per volare» conclude Oney Tapia tra gli applausi. Interpretando alla perfezione quella frase di Saint-Exupéry che stasera è nel sentimento di tutti: non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.

Precedentemente, alla presenza dei principali interlocutori di Zerocento, si era tenuta la presentazione della 16° edizione del Bilancio Sociale della Cooperativa.

“Siamo alla 16° edizione e siamo orgogliosi anche solo di aver costruito un’esperienza così lunga di rendicontazione sociale”, commenta il presidente Stefano Damiani. “È un impegno che ci piace assumere con i nostri stakeholder e con le comunità in cui operiamo.”

“Questo 2021 è stato – pur nella perdurante complessità della situazione – un anno di ripresa: torniamo a vedere nel bilancio numeri positivi ed è proprio per questo che come Consiglio di Amministrazione abbiamo scelto di riconoscere alle nostre socie ed ai nostri soci il ristorno nella misura massima possibile per legge. Volevamo riconoscere l’attenzione, l’impegno e la professionalità dimostrati in un anno così complicato da ogni punto di vista.”

“I numeri e gli indicatori economici sono buoni, ma i numeri che ci piacciono di più sono altri: 612 persone che costituiscono il capitale professionale di Zerocento, muovendosi in quasi 740.000 ore lavorate.”, sottolinea la direttrice Linda Errani. “10.600 di queste sono state ore di formazione perché crediamo fondamentale proteggere ed investire in questo capitale. Sono state 4.522 le persone che hanno fruito dei nostri servizi a cui si devono aggiungere 147 servizi indirizzati direttamente alle comunità.”

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