Abbattere nutrie, tassi, istrici e volpi. L’accordo della Provincia per prevenire le alluvioni

Vale 76 mila euro fino alla fine del 2024 l'accordo tra la Provincia e coordinamento delle zone di caccia. Le tane di questi animali causerebbero danni agli argini

76 mila euro fino alla fine del 2024 per abbattere nutrie, tassi, volpi e istrici allo scopo di prevenire eventi alluvionali: è questa la notizia che sta facendo il giro della stampa nazionale. Si tratta di un accordo tra la Provincia di Ravenna e il coordinamento tecnico amministrativo delle zone di caccia di Lugo, Ravenna e Faenza.

Gli eventi calamitosi, come si legge nell’atto, sarebbero strettamente collegati alle specie di fosso e alle relative tane, che mettono a rischio le opere di difesa arginale e quelle spondali dei corsi d’acqua. La presenza ingente degli animali di fosso, stando al provvedimento, aumenterebbe sensibilmente il rischio di allagamenti, dovuti a loro volta al cedimento delle strutture intaccate dagli animali. In risposta all’abbattimento degli animali – che sarà gestito dal comando provinciale di Polizia – sono arrivate prima di tutto le critiche dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).

Le critiche di Oipa

Oipa ha definito inaccettabile l’attribuzione di responsabilità agli animali, quando l’opera è distruttiva per gli habitat naturali e la biodiversità, tra fiumi tombati, cementificazione dei canali e mancata manutenzione del territorio. Altamente criticata è stata anche la scelta di finanziare i cacciatori nell’acquisto di materiali come proiettili, armi da fuoco o ad aria compressa, trappole i fondi

L’accordo prevede infatti, a fronte delle richieste avanzate da agricoltori, associazioni di categoria e amministrazioni, la verifica da parte del comando della sussistenza di tutti i requisiti per intervenire e, nel caso, l’attivazione delle azioni necessarie al contenimento degli animali. Dunque, secondo Oipa basterà fare richiesta alla polizia provinciale per avviare la “pratica” e, una volta perpetrata la strage, ci si accorgerà che il problema era tutt’altro.

Il caso di Massa Lombarda

C’è però chi fin dall’inizio aveva avanzato l’ipotesi che i disastri di maggio fossero intrinsecamente legati alle tane degli istrici e delle nutrie. Già il 3 maggio, quando il giorno prima c’era stata la rottura degli argini del fiume Sillaro tra Massa Lombarda e Conselice – e dunque non era ancora avvenuta la seconda alluvione di età maggio – alcuni tecnici avevano parlato di questi animali.

«Forse il pertugio da cui è passata l’acqua – aveva raccontato Daniele Bassi, sindaco di Massa Lombarda –, potrebbe essere stato generato dalle tane degli istrici, che sono più profonde di quelle scavate da nutrie e volpi. Poi decisiva è stata l’eccessiva pressione dell’acqua. Un dato parla su tutti: se dai controlli di ieri sera il fronte della fuoriuscita era di circa 15 metri, oggi è già più del doppio».

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