A tutta birra: il fascino segreto delle birre artigianali

Le birre artigianali sono sempre più ricercate dagli estimatori e il nostro territorio è ricco di birrifici molto apprezzati.

Primo piano di Cristina capelli lunghi e castani

A noi la birra piace: ci piace il suo sapore e, soprattutto, ci piace berla in compagnia. Basti pensare a quante volte abbiamo invitato un amico per bere una “birretta” insieme e a come questo ci abbia messo di buon umore.

Il consumo di birra ha avuto un’escalation anche in Italia, con una media per abitante che, nel 2019, ha raggiunto i livelli record di 31,8 litri annui a persona, grazie anche alla sua capacità di appagare i palati più esigenti. La birra ha diverse sostanze benefiche per il nostro organismo: ricordiamo l’abbondanza di sali minerali e di vitamine, ma anche di carboidrati e di proteine. Il suo consumo, però, va calmierato data la presenza, anche se non elevata, di alcool. Di conseguenza, per non eccedere, è opportuno sapere che la quantità raccomandata è di circa 400 ml al giorno.

Nonostante la presenza di una serie di marchi famosi a livello internazionale, che si possono acquistare nella grande distribuzione, negli ultimi anni le piccole imprese che producono birra artigianale a livello nazionale stanno attirando l’attenzione degli estimatori.

Sono piccoli birrifici che, nati dalla passione degli amanti di questa antica bevanda, producono birra seguendo personalmente le varie fasi di preparazione, dando vita ad un prodotto del tutto originale, con caratteristiche, aromi e profumi diversi in base alla materia prima utilizzata.
Infatti, la birra cambia a seconda della composizione dell’acqua, del cereale (o dei cereali) impiegati, della varietà di luppolo, del tipo di lievito o di malto utilizzati. Diverso sarà il colore, diverso l’aroma, la consistenza della schiuma e la gradazione alcolica.

Una birra artigianale non è pastorizzata e neppure filtrata: è questa la differenza principale rispetto ad una birra industriale, che non può omettere questi due passaggi di lavorazione a causa della necessità di conservare il prodotto più a lungo.

La realtà dei birrifici artigianali è un mondo da scoprire con curiosità: la stessa che anima i produttori locali.
Non tutti sanno che il territorio della provincia di Ravenna, dall’Appennino alla costa, è ricco di giovani e intraprendenti imprenditori che hanno fatto della loro passione per questa straordinaria bevanda un lavoro.

Casola Valsenio è certamente una località da visitare: situata nelle prime colline di Faenza offre al curioso viandante un’incantevole cornice in cui passeggiare a piedi oppure in sella ad una bicicletta, per scoprire piante officinali nel suo Giardino Botanico e gustare una birra nel micro-laboratorio di un ragazzo innamorato del luppolo e dei lieviti che miscela con maestria creando birre con diversi stili.

Dal birrificio Valsenio nasce la Vals in stile Munich Helles, il Poggio Nero in stile Dry Stout passando per la 8bre leggermente affumicata. Degna di nota è anche la Nadèl, una Vienna natalizia.

A Solarolo, invece, nel 2010 in un’ex stalla è stata creata La Mata, fatta con luppolo e orzo di produzione propria. “Coltiviamo birra” è il motto di Marco Tamba, l’ideatore. Nel birrificio La Mata nascono nove tipi di birra caratterizzati dall’essere tutti Ale, ovvero birre ad alta fermentazione prodotte con il metodo anglo-americano, il più classico e tradizionale.

Bisogna lasciarsi la collina alle spalle e scendere gradualmente verso il mare, calandosi nel torpore della nebbia che in questa stagione avvolge ogni cosa, per incontrare nella campagna di Bagnacavallo Daniele Longanesi che, dopo essersi fatto affascinare dal mondo del vino, ora si lascia stregare da birre chiare e ambrate, usando i lieviti del suo “figlio prediletto”, il Burson, nella fermentazione di una birra. Nasce così Beerson dalla sintesi di questi due elementi, al quale è dedicata l’assonanza contenuta nel nome.

Nella campagna subito fuori Ravenna, ha preso vita qualche anno fa l’Italian Craft Brewery, il birrificio della birra Delìra. Questo progetto nasce dalla voglia di sperimentare di fratello e sorella che sono stati in grado di creare un marchio, ormai tra i più conosciuti a livello locale e non solo. Anche qui le birre sono artigianali, crude e non filtrate: una bionda e una rossa prodotte con lo stile Bohemian Pilsner. Michele e Monica Delise hanno elaborato inoltre una birra gluten free, per dare la possibilità a tutti di poter godere dei molteplici sapori di questa bevanda.

Ed eccoci, nella nostra passeggiata dagli Appennini al mare, arrivare a Ravenna: dal Nord, dunque, dalla Pialassa della Baiona dove i pini disegnano il tramonto e un dedalo infinito di canali d’acqua punteggiati dai capanni donano a questo paesaggio qualcosa di misterioso. Qui trova il suo terreno ottimale la birra Bajon, un prodotto totalmente artigianale in grado di dare sensazioni forti, proprio come è forte la natura circostante. Birra cruda, quindi, con caratteristiche organolettiche eccellenti, che invecchia in botti di rovere, prodotta con ingredienti tutti italiani.

Se attraversiamo il Canale Candiano, infine, grazie agli innumerevoli interventi di recupero dei vecchi “magazzeni”, in un capannone sapientemente restaurato nella Darsena di città, possiamo osservare un esempio di riqualificazione industriale nel Darsenale-Bizantina Brewpub. Qui vengono prodotti otto tipi di birra diversi, spaziando dalla bassa fermentazione alle Stout inglesi, senza coloranti e conservanti, in un ambiente dai forti connotati urbani post-industriali.

Ovviamente questo articolo ha trattato solo alcune delle realtà presenti nel territorio: a voi il compito di approfondire e appassionarvi al mondo delle craft beer e di trovare i giusti abbinamenti gastronomici. Per esempio, con una grigliata di carne di maiale trova la sua massima espressione una Weiss, per via della sua acidità in contrapposizione alla grassezza, con salsiccia e costine ancora più saporite si può ricercare l’armonicità di una WeizenBock. Le birre d’Abazia sono ottime con stufati e brasati. Le Helles si prestano soprattutto a piatti con carni bianche, più delicate e con meno struttura. Con il pesce l’abbinamento più facile è con una Blanche o una Pilsner, però con l’anguilla ai ferri si può ricorrere ad una birra più strutturata e di grande acidità come una Flander Red Ale. Naturalmente non può mancare il più classico abbinamento pizza e birra: qui è opportuno fare un distinguo tra una margherita, cui si accosta una Lager, e una pizza con un condimento più grasso, cui si deve contrapporre una birra alcolica, acida e aromatica come una Saison, Belgian Blonde Ale.

 

CRISTINA BORRONI

È una cuoca autodidatta cui una mamma ha trasmesso la passione per la cucina. Sempre curiosa alla ricerca o alla riscoperta di tipicità gastronomiche, per diversi anni ha gestito una gastronomia in città dove giornalmente preparava pasta fresca, lasagne e anche tanti piatti di pesce. Insieme ad un’amica interior designer, ha organizzato diversi eventi agresti da picnic a cene in capanni da pesca, barbecue e dinner party. Membro dell’AICI – Associazione Insegnanti di Cucina Italiana, ha partecipato alla trasmissione “L’Italia a morsi” condotta da Chiara Maci nella puntata dedicata a Ravenna. Oggi gestisce Le col-vert, un bed and breakfast nella campagna di Lido di Dante, e un home restaurant dove accoglie i suoi ospiti  con calore e ospitalità tipiche della sua bella Romagna.

Dalla stessa categoria