Il caos sul destino dei Capanni Balneari. Viva Ravenna: «La realtà va oltre l’immaginazione»

Il gruppo Viva Ravenna ha deciso di porre alcune questioni all'attenzione suddivise in tre diversi macro categorie, ognuna con i suoi quesiti ed ognuna che avrà, come conseguenza, prossime azioni concrete

La questione dei capanni balneari e della loro possibile demolizione e’ una vicenda che, se apparentemente ha impatto su un limitato numero di famiglie, presenta invece ricadute sull’intera comunità ravennate, non fosse altro per la storia e la tradizione che questi manufatti rappresentano, che rischiano davvero di essere cancellate con un colpo di spugna. 

La vicenda

L’evoluzione della vicenda ha portato, nel mese di gennaio di quest’anno, all’adozione di un’ordinanza comunale che intimava l’abbattimento dei capanni entro 90 giorni, ordinanza poi sospesa nel mese di marzo, con la (a nostro modo di vedere assurda) giustificazione di voler “rispettare la nidificazione e le attività della stagione balneare” quasi si trattasse di eventi improvvisi o inaspettati. 

Viva Ravenna ha fatto notare che successivamente, con determina dirigenziale, veniva affidata ad una società esterna la realizzazione di uno studio di incidenza ambientale (tecnicamente “Vinca”), studio che doveva occuparsi da un lato di valutare la possibilità di delocalizzare questi manufatti, verificando “quali fossero le aree più indicate per la loro collocazione” e dall’altro di “valutare la possibilità di permanenza in sito di singoli capanni oggi già presenti”. Ebbene se già appare assurdo chiedere una valutazione dell’eventuale permanenza in loco per installazioni che già si è intimato di abbattere, non si comprende come la salvaguardia di questi manufatti possa essere garantita da una loro ipotetica delocalizzazione, essendo proprio il luogo in cui sono costruiti a fare di loro qualcosa di esclusivo e storico. 

«Ma c’è (molto) di più, – dichiara Grandi – va infatti considerato che la determina di assegnazione di tale studio (predisposta nello scorso mese di maggio) prevedeva che “le attività dell’appalto dovessero svolgersi per un periodo temporale che arrivava al 30/06/2024” mentre una “bozza comprensiva degli elaborati andava realizzata entro il 30/05/2024” e proprio dalle risultanze di tale studio, come sopra detto, si sarebbe POI dovuto realizzare un bando che avrebbe come oggetto la delocalizzazione (o la salvaguardia) dei manufatti». 

Gli ultimi aggiornamenti

Accade però che in data 06/10/2024 gli uffici interpellati ci informassero del fatto che nessun documento e NESSUNA BOZZA fossero mai stati depositati, in spregio ad ogni obbligazione contrattuale e senza che nessuno avesse verificato il rispetto delle scadenze pattuite, inutile evidenziare come nel frattempo anche il relativo bando non fosse mai stato predisposto. 

«E qui emerge la situazione più grave, – prosegue Viva Ravenna – l’assessore Costantini infatti in data 24 settembre, sollecitato dai giornalisti sui tempi di pubblicazione del bando, dichiarava al Corriere di Romagna alla lettera che seppure il percorso non fosse terminato “le linee guida ci sono e anche l’acquisizione formale della Vinca (valutazione di incidenza ambientale) che abbiamo commissionato per l’analisi delle posizioni dove possono essere ospitati i capanni”. 

La domanda, trattandosi di virgolettato mai smentito sorge spontanea: è falsa la dichiarazione dell’assessore o sono false le risposte degli uffici?» 

«Ma a rendere tragicomica l’intera vicenda – conclude Grandi – si aggiunge il fatto che la sospensiva dell’ordinanza sia scaduta il giorno 23 settembre, e a risposta diretta sulla sua validità l’assessore abbia candidamente risposto affermando che la stessa deve considerarsi “vigente ovvero pienamente valida ed efficace” … dunque entro il 23 dicembre i capanni andrebbero demoliti… ma su questo sorge spontanea una (prima) domanda, come potrà un capannista decidere di demolire il suo capanno se non gli è dato di sapere se lo stesso “possa essere fra quelli che potrebbero rimanere nel sito originale”?»

Le questioni da sciogliere

Il gruppo Viva Ravenna ha deciso di porre alcune questioni all’attenzione suddivise in tre diversi macro categorie, ognuna con i suoi quesiti ed ognuna che avrà, come conseguenza, prossime azioni concrete: 

Come è possibile che gli uffici e l’assessorato non abbiano vigilato sul rispetto, da parte dell’azienda aggiudicataria con affidamento diretto, delle prescrizioni previste dal capitolato che prevedevano un termine per l’elaborazione fissato al 30/06/2024 e addirittura uno per la consegna di una bozza entro il 30/05/2924 e fino a quando si sarebbe potuto protrarre questo ritardo senza il nostro intervento? 

Rispetto a ciò Viva Ravenna chiederà con un interrogazione rivolta al sindaco, da un lato chiarimenti e dall’altro la risoluzione del contratto ai sensi dell’articolo del capitolato che prevede appunto, oltre ed al di là alle penali, la possibilità di interruzione nei casi di inadempienze o ritardi. 

Alla luce del ricorso al Tar presentato dall’associazione Italia Nostra e del fatto che in assenza della valutazione di cui sopra non è dato di sapere quali e quanti capanni possano rimanere al loro posto non si ritiene che l’ordinanza vada considerata, in punta di diritto ma prima ancora in termini di buon senso, di fatto “sospesa” in attesa dell’evolversi di queste due importanti situazioni? 

Anche rispetto a ciò Viva Ravenna chiederà, con interrogazione rivolta al sindaco, se non sia opportuno rivedere i tempi o meglio ancora rimodulare per intero l’ordinanza ritirandola. 

Per quale motivo l’assessore Costantini abbia dichiarato in data 24/09/2024 “linee guida ci sono e anche l’acquisizione formale della Vinca che abbiamo commissionato per l’analisi delle posizioni dove possono essere ospitati i capanni”, affermazione assai grave poiché evidentemente non rispondente a verità. 

«Rispetto a tali affermazioni, senza fare ulteriori ipotesi in merito, proporremo al consiglio comunale di votare una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore.» Conclude il gruppo

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