Ex Farmografica. «Acquisizione entro la fine del mese, ma non si sa altro»

I sindacati portano la protesta a Roma. Il prossimo 10 ottobre in presidio al Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Si è tenuta questa mattina, a Cervia, presso il centro direzionale del gruppo Focaccia, la conferenza stampa convocata dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil per fare il punto sullo stato della vertenza sindacale per la riapertura della ex Farmografica. A pochi giorni dall’acquisizione del ramo cervese della MM Packaging Srl, ad opera della newco di Riccardo Focaccia, la società Arti Grafiche Romagnole Packaging Srl, è tempo di bilanci, ma anche di rilancio, per una mobilitazione che ha fin qui preservato posti di lavoro e garantito continuità di reddito a 87 famiglie.

«Salvi, per ora, i posti di lavoro – commentano Saverio Monno della Slc Cgil Ravenna, Ryan Paganelli della Uilcom Uil Ravenna e Stefano Gregnanin della Fistel Cisl Emilia-Romagna – ma senza un intervento risolutivo del governo il progetto di rilancio industriale rischia di restare al palo. Servono risorse, per garantire occupazione, ma anche e soprattutto per restituire a Cervia e ai cervesi un pezzo di quell’economia cittadina che l’alluvione dello scorso anno si è portata via».

«Sono passati sedici mesi dall’inizio di questa brutta storia – commentano i sindacalisti – ma, dalle parti di Palazzo Chigi e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, tutto tace. In assenza di riscontri apprezzabili porteremo la protesta a Roma. Il prossimo 10 ottobre saremo in presidio davanti al Parlamento e presso la sede del ministero di Urso per fare sentire la nostra voce».

La situazione per le lavoratrici e i lavoratori

La conferenza stampa ha avuto luogo al termine di un’assemblea sindacale per fornire dettagli alle lavoratrici e ai lavoratori sull’imminente trasferimento d’impresa.

«L’acquisizione sarà perfezionata entro la fine di questo mese, con atto notarile. Oggetto della compravendita è l’organico aziendale. Non c’è altro – spiegano Monno, Paganelli e Gregnanin – Persino lo storico stabilimento di via Giuseppe Di Vittorio potrebbe diventare un ricordo e non ospitare più la produzione, dal momento che la locazione cesserà il prossimo 30 settembre per effetto della disdetta presentata da Mayr-Melnhof».

«I dipendenti cambieranno datore di lavoro nel rispetto delle previsioni dell’art. 2112 del codice civile. E pertanto il contratto di lavoro di queste persone proseguirà con la nuova impresa, a far data dal prossimo primo ottobre, garantendo, a tutte e tutti, i diritti sin qui acquisiti, compresa l’anzianità di servizio e gli eventuali superminimi contrattuali.

«Abbiamo inoltre concordato con il datore di lavoro uscente – spiegano ancora Monno, Paganelli e Gregnanin – il pagamento di una somma, pari a una mensilità di retribuzione, che sarà riconosciuta, a tutto il personale, a parziale ristoro di un salario accessorio (straordinari, indennità, buoni pasto ecc.) che non poteva essere maturato durante la vertenza, per mancanza di lavoro. Non è mai elegante citarsi – tanto più che non è ancora scritta la parola fine su questa lunga e sofferta vertenza – ma lo abbiamo detto in occasione dell’ultimo tavolo in Regione e lo ribadiamo oggi, con rinnovata convinzione: la lotta sindacale paga. Tanto più se diventa rivolta di un intero territorio, e vede uniti lavoratrici e lavoratori, istituzioni e imprese. A Riccardo Focaccia rivolgiamo un sincero ringraziamento. Quasi un anno fa – predicando pazienza – garantiva un impegno che ‘in un modo o nell’altro’ avrebbe dato prova di concretezza. È stato di parola. Cosa tanto più apprezzabile se consideriamo che, senza i necessari sostegni economici, questa sua impresa potrebbe davvero morire nella culla, come ha confermato nei giorni scorsi, consegnando alla stampa riflessioni che bene celavano l’ampiezza delle reali preoccupazioni del momento. Ovvio che non sia per generoso altruismo, né per carità cristiana, che Focaccia fa impresa. Conta di far profitto come qualsiasi altro imprenditore e coglie l’opportunità di farne attraverso i talenti di queste lavoratrici e questi lavoratori. La sua battaglia andrà quindi sostenuta, energicamente, quantomeno finché i suoi interessi coincideranno con quelli di chi si è visto portare via il lavoro e una serenità familiare dall’alluvione».

Le richieste al Governo

«Istituzioni locali e sindacati chiedono udienza al governo da oltre un anno per discutere dei progetti di Focaccia e valutare il da farsi. “In piazza, in corteo, durante i picchetti, nei comunicati stampa, nelle interviste, nella formalità dei tavoli istituzionali, ma anche nell’informalità dei rapporti con le istituzioni, e persino in Parlamento, alla Camera dei Deputati, si è discusso di un ordine del giorno per impegnare l’esecutivo a incontrarci – spiegano i sindacalisti –. Ma sin qui nessuna reazione, soltanto silenzi imbarazzati. Dalle parti del governo devono aver valutato la questione di scarsa rilevanza e non ci hanno degnato nemmeno di una telefonata. Verso la fine dello scorso gennaio, la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità due ordini del giorno per garantire reddito alle lavoratrici e ai lavoratori e aiuti economici a chiunque fosse subentrato agli austriaci nella gestione dell’unica impresa che chiudeva i battenti a causa dell’alluvione. Ci aspettavamo che a quel punto il governo ci convocasse, non tanto e non solo, per tutelare le lavoratrici e i lavoratori, danneggiati da quella tragedia, ma per valutare il piano di salvataggio aziendale dell’unico imprenditore che si era fin lì fatto avanti animato da questo scopo. Confidavamo che, oltre a rimborsare il territorio della perdita di un’impresa storica, fosse un preciso dovere del governo comprendere se, e come investire quelle risorse, e valutare come legare quell’imprenditore a un accordo che prevedesse finanziamenti a fronte di impegni precisi, rendiconti e verifiche periodiche tese a controllare il rispetto degli affidamenti raggiunti. Nessuna risposta. Nessun riscontro. A tutt’oggi, dopo quasi due settimane di attesa dalle ultime missive, nemmeno le sollecitazioni della Prefettura di Ravenna e dell’assessorato allo Sviluppo economico della Regione Emilia-Romagna hanno avuto esito. Il ministro Urso resta non pervenuto. Rinnoviamo la richiesta di confronto anche in questa sede e attendiamo fiduciosi – concludono Monno, Paganelli e Gregnanin – abbiamo conquistato la sopravvivenza, venderemo cara la pelle per una buona ripartenza».

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