Vulcano, Cenere e Kim Kardashian: le tartarughe marine salvate da Cestha

Il centro di ricerca ravennate, che salva gli animali feriti dalla minaccia dei pescherecci e delle reti, protagonista di un reportage di Associated Press

Cestha

Al largo della costa ravennate nell’Alto Adriatico, tra le piattaforme per l’estrazione del metano, una tartaruga chiamata Vulcano ha trovato il suo improbabile paradiso. Recuperata e curata dal Centro Sperimentale di Ricerca per la Tutela degli Habitat (CESTHA), è stata finalmente liberata in mare.

Situato nell’ex mercato del pesce riconvertito di Marina di Ravenna, Cestha, che quest’anno ha compiuto 10 anni, è stato protagonista di un reportage di Associated Press, la più importante agenzia di stampa internazionale con sede negli Stati Uniti.

Il lavoro di Cestha

Cestha

La tartaruga marina è una specie che si trova nei mari e negli oceani di tutto il mondo. Nel mar Adriatico si concentra a Nord, zona dove però le reti a strasico dei pescherecci possono facilmente intrappolarla.

Il centro, tra le altre cose, si occupa di recuperare, curare e rimettere in sesto gli animali feriti dai pescherecci. In 10 anni, Cestha ha curato più di 300 tartarughe marine, quasi 700 cavallucci marini, oltre 100 squali e centinaia di migliaia di seppie.

Vesuvio, Bobo, Chanel, Baby Freedom sono alcune delle tartarughe in cura nel centro di ricerca, il cui nome gli è assegnato dai pescatori che le hanno trovate, da bambini che le hanno adottate oppure dagli operatori del centro. Una si chiama Kim Kardashian, perché, secondo gli operatori, è vanitosa e le piace stare sotto i riflettori.

La tartaruga Cenere

All’inizio di giugno, come riporta Ap, i ricercatori di Cestha si stanno occupando di Cenere, una tartaruga gravemente ferita quattro anni fa, quando si ruppe il carapace e si ferì un polmone a causa dell’elica di una barca. Cenere è la paziente più longeva del centro e ha subito più di 10 interventi chirurgici. Per curarla, il team ha ideato una copertura a conchiglia stampata in 3D.

Cenere rimarrà in cura per i prossimi mesi, prima essere trasferita all’Acquario di Cattolica, dove riceverà ulteriori medicazioni. L’obiettivo è rilasciarla in mare, come tutti gli altri animali curati da Cestha, ma ancora non c’è una tempistica definita.

Negli ultimi anni, alcune tartargughe liberate da Cestha sono state dotate di localizzatore Gps: una ha percorso oltre 4mila chilometri in un anno.

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