04 Feb 2024 11:00 - Escursioni
Nella foresta allagata di Punta Alberete c’è anche il capanno de “L’Agnese va a morire”
Per la Giornata Mondiale delle Zone Umide, come ogni anno a Ravenna si è svolta - nella mattina del 4 febbraio - la visita guidata nell'unica foresta allagata sopravvissuta nella Valle Padana meridionale
di Redazione
Per celebrare la Giornata Mondiale delle Zone Umide, come ogni anno a Ravenna si è svolta – nella mattina del 4 febbraio – la visita guidata nella foresta allagata di Punta Alberete, unica sopravvissuta nella Valle Padana meridionale.
L’alternarsi di ambienti di bosco igrofilo inondato, praterie sommerse, spazi aperti, protegge in febbraio la rara flora ancora dormiente e i furtivi movimenti della fauna tipica degli ambienti palustri.
Punte Alberete è capace di trasmettere in ogni stagione suggestioni uniche e ad essa sono dedicati ambiziosi progetti di riqualificazione, nonché quotidiana attenzione per tutte le componenti naturali che il sito ospita: un esempio virtuoso di recupero e valorizzazione.
Tra le tappe da scoprire lungo il cammino anche il capanno dove è stato girato il film “L’Agnese va a morire” di Giuliano Montaldo, tratto dall’omonimo romanzo di Renata Viganò.
“L’Agnese va a morire”
Ha scritto Sebastiano Vassalli sul romanzo: «”L’Agnese va a morire” è una delle opere letterarie piú limpide e convincenti che siano uscite dall’esperienza storica e umana della Resistenza. Un documento prezioso per far capire che cosa è stata la Resistenza […]. Piú esamino la struttura letteraria di questo romanzo e piú la trovo straordinaria».
«Tutto è sorretto e animato da un’unica volontà, da un’unica presenza, da un unico personaggio […]. Si ha la sensazione, leggendo, che le Valli di Comacchio, la Romagna, la guerra lontana degli eserciti a poco a poco si riempiano della presenza sempre piú grande, titanica di questa donna. Come se tedeschi e alleati fossero presenze sfocate di un dramma fuori del tempo e tutto si compisse invece all’interno di Agnese, come se lei sola potesse sobbarcarsi il peso, anzi la fatica della guerra […]».