04 Dic 2023 11:11 - Politica
Sentenza del TAR: il comune deve restituire 70 mila euro ai costruttori di Filetto
Ancisi: «Con questi 70 mila euro, si liberano anche dell’ultimo incubo debitorio: 53.729,67 euro vengono trattenuti dal Comune, per corrisponderli, quale terzo pignorato dal provvedimento di esecuzione del Tribunale di Ravenna»
di Redazione
Martedì prossimo, il Consiglio comunale è chiamato dalla Giunta de Pascale a riconoscere un debito fuori bilancio di 70 mila euro per ottemperare ad una sentenza del Tar Bologna, pubblicata l’8 maggio 2023, che condanna il Comune di Ravenna a corrispondere tale importo alla coop. Mani Unite dei cosiddetti “Autocostruttori di Filetto”, difesi dall’avv. Danilo Montevecchi di Faenza, come “risarcimento danni derivanti dalle sue responsabilità contrattuali e/o extracontrattuali” nei confronti dell’attività edilizia prestata dai cooperanti nell’autocostruzione degli appartamenti oggetto della vertenza.
Grossi smacchi per il comune
L’entità di tale somma, oltre a corrispondere ad un mandato esecutivo, rappresenta comunque una sconfitta definitiva per il Comune di Ravenna, non potendo più diminuire, bensì aumentare nel caso venisse accolto, anche parzialmente, il ricorso in appello contro il quantum del risarcimento presentato al Consiglio di Stato da Mani Unite. Essa aveva infatti quantificato in 440 mila euro il corrispettivo dovutole, secondo la sentenza del TAR n. 272 del 2021 passata in giudicato, per le 21.000 ore di manovalanza prestate dai suoi soci nell’autocostruzione al grezzo delle due villette di Filetto da 14 appartamenti, poi “espropriate” e portate a compimento del Comune di Ravenna attingendo dal proprio bilancio 1 milione e 965 mila euro.
«Lo smacco più grave per il governo della nostra città, – spiega Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna –anch’esso definitivo, è stata la decisione del medesimo TAR che ha negato al Comune di Ravenna la pretesa di ottenere da Mani Unite, tramite ingiunzione, un presunto risarcimento danni di 1.700.000 euro circa, oltre a sanzioni, penali, interessi e rivalutazione. Dalla testa di 14 povere famiglie, a cui, dopo anni di loro duro lavoro non pagato è stata mortificata la speranza di vivere in una casa propria, costruita con le proprie mani, tale specie di spada di Damocle è stata tolta.
Con questi 70 mila euro, esse si liberano anche dell’ultimo incubo debitorio: 53.729,67 euro vengono infatti trattenuti dal Comune, per corrisponderli, quale terzo pignorato dal provvedimento di esecuzione del Tribunale di Ravenna datato 24 ottobre 2023, all’associazione ONG onlus (creditrice di rimborsi di spese legali avanti la Giustizia ordinaria a carico di mani Unite), che il 6 aprile 2006 aveva sottoscritto col Comune stesso il protocollo d’intesa “per la realizzazione di interventi di integrazione sociale in campo abitativo tramite l’utilizzo della metodologia edilizia dell’autocostruzione”. Le villette incompiute di Filetto sono state una conseguenza fallimentare di questo protocollo».
Fatti, misfatti e giustizia
«Estraggo la frase chiave di tanta sacrosanta Giustizia dalla suddetta sentenza del TAR di Bologna – continua Ancisi – : “[…] il Comune di Ravenna aveva l’obbligo inderogabile di monitorare il buon andamento dell’iter, tenuto conto delle caratteristiche intrinseche dell’istituto, ossia dell’inesperienza dei lavoratori – beneficiari finali dell’iniziativa, che prestano la loro manodopera non qualificata. In assenza di un legame specifico con la Srl titolare del permesso di costruire (e che ha espresso il direttore dei lavori) l’amministrazione avrebbe dovuto sovrintendere all’intera fase attuativa dell’operazione e svolgere quella costante vigilanza che rientra a pieno titolo nelle prerogative dell’Ente promotore».
L’atto iniziale fu l’“Esposto su fatti di rilevanza penale nella fallita autocostruzione di alloggi a Filetto”, che nel giugno 2014 depositai presso la Polizia municipale. 14 autocostruttori, metà italiani e metà stranieri, poi associati nella coop. Mani Unite, furono gli sventurati i“vincitori” di un bando pubblico emesso dal Comune di Ravenna, scelti tra famiglie di basso reddito perché costruissero con le proprie mani la loro prima casa su un terreno dato loro in concessione per 99 anni dal Comune stesso.
«Il quale però non mantenne l’impegno di “sovrintendere, coordinare e vigilare in tutte le fasi la corretta attuazione del programma”, commettendo anche gravissimi errori, tutti riconosciuti nella suddetta sentenza del TAR».