“70 Romagna Mia”: lontan da te non si può star

Altri cento di questi anni: li merita tutti “Romagna mia“, l’inno romagnolo per eccellenza che quest’anno compie i suoi (primi) settant’anni e dà voce allo spirito di questo territorio. Il Teatro Alighieri di Ravenna non può non ospitare 70 Romagna mia: lontan da te non si può star, l’evento che festeggia la celeberrima canzone, approdata quest’anno anche sul palcoscenico dell’Ariston.

Domenica 29 settembre, alle 21, sarà Moreno il Biondo a guidare la cordata di artisti – Angela Benelli, Riccardo Mazzi, l’Orchestra Grande Evento, E-Wired Empathy, ballerini romagnoli e sciucaréin – con cui riscoprire il brano simbolo di un’indimenticabile stagione di musica e ballo, ma soprattutto i versi che ancora parlano al cuore di tutti i romagnoli. Sarà presente anche Riccarda Casadei, che presenterà un inedito filmato del padre Secondo. 

L’incasso della serata, realizzata con il contributo di Gruppo Tecno Solutions, sarà devoluto in beneficenza a favore di A.I.A.S. – Associazione Italiana Assistenza agli Spastici, nel ricordo di Romano Brandolini, memoria storica del teatro e del volontariato, del quale ricorre il terzo anniversario della scomparsa.

“Romagna mia” di Secondo Casadei

Il testo di Romagna mia compariva fra le primissime pagine del libro dove Secondo Casadei conservava le proprie composizioni fra il 1952 e il 1955. Si intitolava, originariamente, Casetta mia, un tributo alla piccola casa che Casadei era riuscito a costruire a Gatteo. Sarebbe rimasta nel cassetto, quasi dimenticata, se non fosse stato per un sassofonista ammalato. Casadei era solito recarsi a Milano prima dell’estate per registrare l’LP destinato a promuovere i concerti (un secondo LP sarebbe stato inciso a fine stagione). I dischi dovevano contenere 12 canzoni, ma nel 1954 non fu possibile registrare l’ultimo brano previsto – era basato su un assolo di sax e il musicista in questione non stava bene. Secondo propose di sostituire il brano con Casetta mia, ripescata fra gli spartiti inediti; il titolo con cui tutti ora la conosciamo fu suggerito dal direttore artistico dell’etichetta, consapevole dell’amore dello “Strauss della Romagna” per la sua terra.

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